13 novembre 2007

Viaggio in treno

Capita spesso che la signora Mara vada a fare visita alla sorella, che abita vicino al confine svizzero. Naturalmente io la devo accompagnare nei suoi viaggi in treno, essendo il suo fidato domestico, accudendola in ogni sua necessità. Nell'ultimo viaggio che abbiamo fatto aveva prenotato uno scompartimento, 6 posti tutti per noi, perché a lei piace viaggiare comoda e con riservatezza. Verso la metà del viaggio la signora inizia a smaniare per il caldo e mi manda a prenderle una bibita nella carrozza ristorante. Al mio ritorno la trovo in abiti succinti, distesa sui sedili. "Hector, caro, ti prego versami da bere e chiudi la porta affinché nessuno ci importuni...". Eseguo e poi mi siedo in attesa di ulteriori richieste, che non tardano ad arrivare, come temevo. "Hector, tesoro della signora, mi faresti un massaggino ai piedi?". La mia risposta sarebbe no ma purtroppo, come sempre, devo cedere per evitare pesanti ricatti sul mio permesso di soggiorno. Inizio il massaggio ma veniamo interrotti dal bussare insistente del controllore. Mi affaccio con i biglietti in bocca, l'uomo li punzona e getta lo sguardo all'interno dello scompartimento non senza nascondere un'espressione di disgusto. Rientro veloce e trovo la signora Mara a quattro zampe con le calze calate: - "Scostami le mutande e gustami tutta". Avendo qualche problema con l'Italiano indugio, non capisco esattamente cosa vuole che faccia... "Idiota, devi leccarmi la mufla... possibile che tu non capisca mai? Ma proprio un tonto come te doveva capitarmi? Forza, datti da fare...". Mi accovaccio dietro di lei e con la lingua inizio con delle timide leccatine sui glutei, ma non va bene: - "Vai al sodo, cretino, siamo già a Como e ancora devo godere". Tuffo la faccia fra le pieghe della vagina e muovo la lingua dentro e fuori in attesa che la signora arrivi al culmine del piacere, che non tarda. "Oooh Hector, maledetto bastardo, tu sai cosa mi piace vero? Aaah bene, dai...". Il tono di voce è piuttosto alto e sento delle risate provenire dagli scompartimenti adiacenti. "Signora" dico io "Tu fare piano, gente ascoltare...". "Ma chi se ne frega Hector, aaah aaah" aggiunge lei, e con un colpo di reni si infila mezza della mia faccia dentro la vaginona grondante di umori. Finalmente l'altoparlante annuncia che siamo in arrivo alla stazione di Lugano; la signora si ricompone velocemente mentre io raccolgo la roba, esco nel corridoio e trovo il controllore che mi guarda con commiserazione, mentre altri viaggiatori commentano sottovoce e ridacchiano. Sono rosso come un peperone ed ho il viso imbrattato ed appiccicoso. Scendiamo e troviamo la sorella della signora ad attenderci sulla pensilina: - "Ciao Mara, come stai bene... però quel tuo domestico è veramente sciatto! Ma perché non gli dai un bel calcio in culo e ti prendi un Senegalese?"

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