28 settembre 2008

Vendemmia tragica

Ogni anno in questo periodo la signora Mara partecipa assieme ad altri amici alla vendemmia nella tenuta del marchese Ubaldo Frescoboni. Si tratta di ettari ed ettari di vigne che il marchese, con la scusa di una rimpatriata, fa vendemmiare agli amici risparmiando così eventuale manodopera; il Frescoboni è infatti uno spilorcio della forza di cento cavalli, e a me non piace perché ha sempre il fiato che puzza di alcool. Dunque ieri mattina siamo giunti di buon ora alla fattoria e, dopo i vari convenevoli, ci siamo recati al settore di vigna assegnatoci (parlo al plurale perché, ovviamente, io vendemmiavo con la signora). Si trattava del terribile "lotto C", 2 ettari di vigne in salita al limitare del bosco, un settore che ho sempre temuto a causa del terreno impervio. "Allora Hectorino bello, tu porti i secchi dove io deporrò i grappoli"- squittisce la signora iniziando a tagliare l'uva dalla pianta. Dopo circa mezz'ora i due secchi erano stracolmi e pesantissimi, faccio quindi per recarmi verso il trattore a depositare il carico ma la signora mi si para davanti e, con voce soave, mi dice: "La senti la natura che ci avvolge? Non provi anche tu un certo languore nel profondo dell'animo?". "Io sentire molta fame, digiuno senza colazione... Posso assaggiare un pò di uva?" - chiedo a testa bassa. "Ma certo, anzi lascia che ti porga un paio di pampini. Vuoi essere il mio fauno?" e mentre mi porge l'uva con la mano libera si alza la maglietta di lycra facendo ballonzolare le sue poppe ottava misura. Faccio finta di non vedere, mi siedo per terra ma, mentre mangio avidamente l'uva, lei si inginocchia dietro di me e mi avvolge la testa con i due peroni mollicci. "L'ambiente bucolico fa effetto anche a te..." - sussurra mentre si cala i jeans e mi tocca il pisello. Sento le sue mani dappertutto, cerco di divincolarmi ma lei con un balzo mi è sopra e muove il bacino producendo urla oscene. Si muove veloce con quelle cosce cellulitiche e viene più volte. Il tutto dura pochi minuti per fortuna. Purtroppo mentre mi rivesto alla meglio scivolo giù per la discesa fermandomi ai piedi del marchese, nel frattempo sopraggiunto attirato dalle urla. "Cosa succede Mara, ci sono dei problemi?" - chiede alla signora. "Ubaldo caro nessun problema, si tratta solo del mio domestico che, essendo primitivo, quando si trova in ambiente agreste si lascia un pò andare... Ah, e poi ha mangiato anche un pò della tua uva!". "Ma io veramente..." - tento di spiegare, ma il Frescoboni mi prende per un orecchio, mi carica sul trattore e mi porta verso le cantine della fattoria. Giunti a destinazione mi sibila in faccia: "Sei un vigliacco con le donne e un ladruncolo. Adesso siamo soli tu ed io, filippino di merda, e possiamo fare i conti. Voltati e cala i pantaloni!". Obbedisco tra le lacrime mentre il marchese si apre la patta dei pantaloni. Poi quello che succederà dopo non posso raccontarlo perché svengo all'istante. Ricordo solo l'odore di vermouth del fiato del marchese.

14 settembre 2008

La mantide religiosa

Ecco uno dei tanti episodi spiacevoli di cui sono stato vittima questa estate. Al mare, presso la villa della signora, è stata ospitata per una settimana una cara amica di famiglia, la contessa Caròla De Cuius. La nobildonna ha avuto la spiacevole idea di addormentarsi in spiaggia ed alla sera, per colpa del solleone, era praticamente un gambero. "Hector caro" - esordisce la signora Mara - "La contessa si è ustionata quest'oggi ed avrebbe bisogno di qualcuno che le spalmasse un pò di linimento sul corpo". La mia faccia perplessa le ha fatto subito capire che la parola linimento non mi era proprio chiara. "Ma si, dai, un pò di crema doposole... Puoi recarti in camera sua e farle un massaggio?". E' ovvio che io non oso mai rifiutare le richieste della signora e quindi mi avvio mesto verso la stanza dove riposa la donna. Prima di proseguire nel racconto devo fare un piccolo inciso: la De Cuius è arcinota negli ambienti della borghesia per il numero di mariti che ha avuto. Qualcuno dice 6, altri azzardano 8, comunque tutti morti durante amplessi con la signora. Grazie a queste storie la contessa ultrasettantenne si è fatta la nomea di mantide religiosa. Busso alla porta della stanza ed entro. La contessa mi aggredisce subito: "Dovevi venire prima a mettermi la crema solare, mica adesso che mi sono tutta bruciata!". "A me ordinato signora Mara di venire..." - piagnucolo imbarazzato. "Ah la Mara, che amica... Se non avessi lei che si prende cura di me... Almeno la metà dei miei mariti me li ha presentati lei.". In silenzio inizio a massaggiarle la schiena mentre la donna prosegue il monologo. "Hai un tocco così delicato che mi ricorda quello di mio marito Nazzario... O era Paride? Ne ho avuti così tanti che mi confondo! Ah ah ah...". Ridendo sguaiatamente mostrava i suoi dentacci marci da fumatrice incallita."Caro Hector, molta gente mi teme perché crede che io porti jella... Sai, la storia dei mariti tutti morti.... Ma non li ho mica ammazzati io! Quelle pappemolli non reggevano la frequenza dei rapporti sessuali. Devi sapere che sono molto esigente in fatto di sesso...". Io continuavo a spalmare sperando di andarmene presto. "Capisci quello che ti dico vero?" - chiede a bruciapelo la De Cuius. "Io cameriere, io capire poco poco. Spalmare e andare via subito dopo..." - tento di spiegare alla vecchia che, nel frattempo, si volta supina e mostra tutto il suo obbrobrio. "Hai le mani spugnate mio piccolo filippino, forse non ti piaccio?" - mi apostrofa con tono di sfida mentre con una mano mi stringe il cavallo dei pantaloni. Sono imbarazzato, sudo come una bestia e tento di mettere insieme qualche frase per sfuggirle, evitando però di offenderla: "Cosa lei cercare laggiù? Io non avere niente che a lei interessare...". "E invece si, piccolo filippino sudaticcio. Snuda il banano e trafiggimi il cu... il cu..." - poiché si era incantata mentre mi palpava l'apparato genitale, mi azzardo a finire la frase: "...il cuore?". "Macché cuore del menga. Il culo, stronzone! Trapànami fino alle budella, fammi sentire ancora giovane! E subito, altrimenti dico alla Mara che hai tentato di abusare del mio corpo, e allora son cazzi per te caro il mio filippino umidiccio". Vedendomi alle strette tiro fuori il pene, che prontamente la De Cuius prende in bocca. Dopo aver raggiunto una sufficiente rigidità (visto la fine dei mariti più che di rigidità si potrebbe parlare di rigor mortis) la donna si mette a pecoroni allargandosi le chiappe vizze ma, proprio mentre appoggio il glande sull'orifizio grinzoso, ecco la voce della signora Mara che ci chiama dal piano di sotto: "Allora Hector hai finito? Sbrigati che la cena è pronta e devi servire a tavola!". Mi scapicollo giù per le scale mentre la vecchiaccia mi grida dietro: "Dopocena mi devi mettere ancora crema, ti aspetto Mandingo!". "Mi ha detto Caròla che sei stato bravissimo a spalmarle la crema" - dice la signora Mara durante la cena - "Dopo passa dalla mia camera, che anche a me bruciano un pò le spalle...". Mentre servo il dessert la De Cuius mi sibila: "Questa volta ti sei salvato, ma hai un conto in sospeso con me, ricordalo!". Un brivido mi corre lungo la schiena e mai come questa volta sono felice di essere al servizio della signora Mara.