12 novembre 2008

Chirurgia estetica

Ogni tanto, diciamo un paio di volte l'anno, la signora Mara medita seriamente di sottoporsi a qualche operazione di chirurgia estetica. Ovviamente tutto finisce in un nulla di fatto, ma io devo comunque sopportare per qualche giorno le sue continue lamentele e rassicurarla sul suo fascino. "Hectorino caro" - mi fa con voce mogia - "Ma secondo te ho il culo cadente? Dimmi la verità ti prego...". Alzo lo sguardo dal mucchio di patate che sto pelando per la cena e subito rispondo: "Ma lei signora sempre in forma per avere l'età che ha, essere ancora tonica". E qui iniziano subito i primi problemi: "Fammi capire bene Hector, con 'ancora tonica' vuoi dire che prima o poi non lo sarò più? Oppure rimarchi che, data la mia età, non posso chiedere di meglio?". Sudo freddo e per poco non mi affetto un dito: "Io non capire sfumatura di lingua italiana... Io significare che lei non ha sedere troppo floscio". "Allora è un pò floscio ma non troppo? E poi scusa sai, ma la parola sedere è proprio desueta! Io ho detto culo perché lo intendo come strumento seduttivo e non come parte anatomica" - ribatte, e poi aggiunge: "Tocca tocca, senti che marmo di Carrara" - io tergiverso, e lei stizzita: "Palpami il culo perdio! Ora!". Allungo la manina sulle chiappone e ne saggio la consistenza. "Ma il signore suo marito cosa pensare?" - azzardo, e lei: "Ma quello non mi tocca neanche con la canna da pesca! Altrimenti perché sarei così depressa? Eh? Dimmelo..." - e mi si avvicina sbattendo le palpebre ripetutamente come un'attrice degli anni '20. "E vogliamo parlare del davanzale?" - mi domanda a bruciapelo. "Io pulito tutte finestre la settimana scorsa" - mi difendo subito, ma come al solito non ho compreso la sfumatura di lingua: "Cosa c'entrano le finestre? Aaah il davanzale! Non hai capito un cazzo, come sempre. Intendevo il seno, le mammelle! Guarda il decollete e dimmi cosa vedi". Annaspo per la cucina aprendo i vari sportelli in cerca di questo fantomatico decollete, ma la signora mi attira a se con forza ficcandomi la testa fra le poppe. "Mannaggia a me che ti ho assunto! Vedi come sono cadenti? Devo tirarle su, ho bisogno di un lifting...". A mala pena riemergo paonazzo da quel mare di ciccia, ma non è finita. "Le cosce avrebbero bisogno di una bella liposuzione per eliminare tutta la buccia di arancia. Senti, tocca, non sono lisce come vorrei" - e mi guida la mano sotto la gonna sfregandosela sulle gambe. "Oooh Hectorino che mano calda hai..." - sibila con espressione da vongola trascinandomi la mano fino all'inguine: "Ti prego possiedimi qui, adesso, sul tavolo ingombro di ortaggi". "Ora io preparare cena per stasera, non potere..." - cerco di spiegare con voce implorante, ma intanto le sue mani hanno già tirato fuori il mio pisello e lo manipolano onde richiamare un filo di sangue nei corpi cavernosi. "Ti prego scopami prima che rientri mio marito, fammi sentire donna nonostante i difetti fisici" - e così dicendo si distende sul tavolo allargando le gambe e mostrandomi la passerona pelosa. La penetro velocemente e mi dimeno dentro di lei rassicurandola: "Lei signora stare tranquilla perchè non avere bisogno di chirurgia estetica, lei a posto così" - queste sono le parole che vuole sentirsi dire, e infatti nel giro di pochi secondi esplode in uno dei suoi rumorosi orgasmi multipli. "Hectorino se non avessi te come farei? Sei tu il mio bisturi estetico!" - mi trilla con aria da gatta e poi aggiunge: "E ora al lavoro che stasera abbiamo 12 persone a cena, l'hai scordato?". Mi rimetto al lavoro a capo chino felice di aver ricostruito l'autostima della signora, in fondo le devo molto, forse tutto.

4 novembre 2008

One fine Sunday in the Chianti Shire

Personalmente sono astemio e questo la signora Mara lo sa benissimo, ma una quindicina di giorni addietro, durante una gita nel Chianti, ha voluto farmi bere per forza, la maledetta! "Bevi Hectorino questo nettare divino" - diceva mezza brilla mentre mi versava in gola bicchierate di novello. "Io problemi, lei sa. Ubriaco presto e poi straparlare di fatti e cose spiacevoli..." - cercavo di spiegarle mentre trangugiavo il liquido rosso, ma lei niente: "Ma cosa vuoi straparlare povera creatura che non sei altro!". Eravamo seduti attorno ad un tavolo, ospiti nella tenuta del marchese Frescoboni, che già conoscete, invitati alla degustazione del 'vino novo' come dicono i Toscani. Erano presenti amici ed amiche della signora Mara e tutti si divertivano a stuzzicarmi con domande maliziose: "Ma le donne filippine sono troie, la danno?" - chiede Mirello Lupis, e subito ribatte la De Pisis: "Ma a lui chi vuoi che gliela dia? Manco l'avrà mai vista! Ah ah ah... Magari è frocio". Mentre parlavo la lingua si scioglieva sempre più e l'alcool mi faceva pian piano perdere il controllo . "Ma com'è loquace oggi il nostro Hector!" - trilla ad un certo punto la signora Mara, aggiungendo con tono canzonatorio: "Quando siamo soli non parla mai con me... Vero tesoro?". "Per forza, avere sempre bocca occupata a leccare sua passera!" - esclamo. Sugli astanti cala un silenzio tombale tra sguardi imbarazzati e risolini soffocati. Tento una spiegazione ma non trovo i termini giusti: "Io non volevo dire che signora Mara costringere me a conigli... a conigli... Come voi dire...". "Pezzo di cretino idiota!" - esclama la signora Mara quasi in lacrime: "Macché conigli, semmai si dice cunilingus, ignorante! Adesso voglio che tu risponda a questa domanda: Ti ho mai chiesto di sottostare alle mie voglie o giacere con me?" - chiede scuotendo la testa come per dire no e guardando gli amici con occhi imploranti. Tento di elaborare la domanda e rispondo: "Io spesso sottostare, ma anche stare sopra per pompare meglio... Giacere si, ma anche in piedi accaduto, come quella volta che...". "Zitto zitto! Ma che dici? Hai bevuto filippino del menga. Ma tu guarda questo..." - mi blocca la signora mettendomi una mano sulla bocca. "Scusatelo ha bevuto troppo. Adesso vai in bagno e cerca di vomitare e rimetterti in sesto, che devi anche guidare" - mi ordina allontanandomi dal tavolo. Mentre mi avvio sento le disperate spiegazioni che la signora dà agli amici e, anche se non le ricordo, mi sembra proprio che riesca ad essere convincente. In bagno riacquisto un pò di lucidità ma mentre sto per uscire qualcuno bussa alla porta: "Sono io Hector, la contessa De Pisis. Fammi entrare che devo ancora ringraziarti per quella volta che mi hai tolto dall'imbarazzo" (si riferiva al clistere che le feci, salvandola da esplosione sicura). Apro e subito mi salta addosso: "Mandrillone filippino. Ho sempre sospettato che ti scopassi la Mara. Ti prego lecca anche me che sono tanto insoddisfatta!" - mi sibila con voce da furetto. "Io non potere. Ora andare a scusarmi da signora Mara per imbarazzo" - spiego, ma lei: "Adesso la Mara è incazzata come una scimmia cappuccina e medita di licenziarti, ma se vuoi posso mettere una parolina buona... A me dà ascolto... Però devi essere carino con me...". Accetto il patto in lacrime maledicendomi per la situazione e, mentre lei si siede sul water alzando la gonna e calandosi i mutandoni, inizio a mulinellare la lingua sulla vulva della vecchiaccia. Adesso dopo quasi tre settimane, la signora Mara si è calmata e mi rivolge di nuovo la parola. Inutile dire che non ha mai smesso di fare certe cose con me...

29 ottobre 2008

Il nipote

Come avrete letto in qualche racconto precedente la signora Mara ha una sorella che vive in Svizzera e un nipote adolescente, Waldo, che frequenta un collegio a Zurigo. Qualche giorno fa Waldo è stato in vacanza a Firenze ospite della zia, ed io ho dovuto scorrazzarlo in giro per la città. Dovete sapere che il ragazzo è una persona malvagia, egocentrica e antipaticissima con quel suo modo di parlare cantilenante con la erre moscia. "Hector, mio nipote sarà ospite per qualche giorno da noi. Vai a prenderlo all'aeroporto e cerca di soddisfare ogni sua richiesta!" - mi ordina la signora Mara, aggiungendo: "Povero ragazzo è così stressato dallo studio che un pò di distrazione gli farà bene...". Sono agli arrivi internazionali dell'aeroporto; i primi passeggeri del volo da Zurigo arrivano con dei volti scurissimi. Sento che tra loro commentano di un ragazzo che si masturbava tra i sedili dell'aeroplano ma non ci faccio caso più di tanto. Ecco Waldo che mi viene incontro con fare dinoccolato: "Sei tu il cingalese che dovvà favmi da cane da guavdia?". Rispondo con un sorriso di cortesia: "Io no cingalese, io filippino e no cane... Benvenuto Waldo!". E lui: "Cingalesi, filippini, mavocchini siete tutti la stessa vazza. E poi Waldo un cazzo! Tu mi devi chiamave signovino". Resto interdetto dalla sua risposta ma faccio finta di niente: "Lei signorino Waldo ha fatto buon viaggio?". "Che te fvega negvo?" - risponde duro, ma poi aggiunge: "Comunque un volo di mevda... Niente alcolici e hostess bvutte come la fame. Mi sono spavato due pugnette per passave il tempo..." - mostrandomi la mano destra ancora impiastricciata. La giornata scorre in giro per la città fra shopping, ristoranti e musei. Alla sera, mentre riporto il ragazzo verso la villa degli zii, lui mi fa: "Hectov pevché non fai una deviazione vevso le Cascine, ho voglia di castigave qualche tvoia". Non capisco subito cosa vuole, ma dei gesti scurrili intendo che si tratta di qualcosa di perverso. Arriviamo alle Cascine e percorriamo a passo d'uomo il viale principale popolato da una strana fauna. Waldo abbassa il finestrino ed inizia le trattative con una biondona ossigenata con una quinta di seno. Dopo poche parole la donna sale a bordo ed Waldo mi ordina di accostare in una piazzola. Faccio per scendere dall'auto ma il ragazzo mi blocca: "Dove vai stvonzone! Tu stai qui e ci guavdi mentve tvombiamo... Ti piacevà vedvai". I due iniziano a trafficare sul sedile posteriore, ma ad un certo punto Waldo si blocca e, bianco come uno straccio, mi urla: "Imbecille di un filippino hai fatto salive un tvavestito, guavda che cazzo enovme cha ha fva le gambe, povca puttana!". Sono costernato anche se non è affatto mia la colpa. Il travestito si spazientisce e con un vocione profondo dice: "Allora come la mettiamo? Sono qui per lavorare non fatemi perdere tempo... E poi mi avete già pagato..." - e fa frusciare due banconote da 100 franchi svizzeri che Waldo gli aveva allungato. Ho un fremito notando che gli occhi del ragazzo si illuminano, per un momento mi ricordano quelli della zia quando ha qualche idea. "Dai Hectov, fammi vedeve cosa sai fave" - mi esorta Waldo, e il travestito: "Uh si dai, un bel bocconcino di filippino..." - mentre si mena l'arnese di dimensioni davvero antipatiche. "No signorino, io non volere inculare nessuno, io sono a posto grazie" - tento di spiegare, ma ormai è tardi. Mentre Waldo mi immobilizza la donna l'altro uomo il coso mi prende con forza per i fianchi e dice: "Ma infatti tu non devi inculare nessuno, bello! Stasera sarai l'astuccio del mio cazzo!". Poi il buio. La memoria mi torna mentre rientriamo a casa dove la signora Mara ci attende con impazienza: "Hector ma perché siete rientrati così tardi? La cena si sta raffreddando... ". E io: "Fatto giro lungo e panoramico... Adesso però vado un attimo a stendermi perché stanco davvero...". "Non hai la stoffa per reggere il ritmo di un ragazzino" - ride la donna accarezzando Waldo dolcemente mentre io, a gambe larghe, mi avvio verso la mia cameretta dove trascorrerò una nottataccia di incubi.

19 ottobre 2008

Porno amatoriale

Qualche tempo fa la signora Mara ha esordito così: "Hector beato te che sei un poveraccio e non hai niente. Noi ricchi invece ogni giorno dobbiamo inventarci qualcosa per passare il tempo... Sapessi che fatica..." - osservandomi mentre ero intento a potare la siepe del giardino. "Signora perché lei dire così, sua vita ricca di soddisfazioni" - replico nel tentativo di consolarla, ma lei: "E invece mi manca un'esperienza... Non saprei come definirla... Estrema, ecco si estrema! Ne parlavo con la mia cara amica, la contessa Filistrucchi. Assieme a suo marito hanno deciso di girare un porno amatoriale, sai quei filmini osè tanto carini, con le mascherine... C'è una casa di produzione proprio qui a Firenze; vengono a casa con tutto il necessario per produrre il video. Se poi vuoi lo mettono anche in vendita su Internet!". Ancora non avevo capito cosa esattamente avesse in testa, ed infatti replico: "Lei molto disinibita, può fare video con signore suo marito..." - e lei: "Ma cosa dici Hector, lui è troppo perbenista... Poi è sempre in giro per lavoro... Pensavo invece di coinvolgerti, sempre che ti vada...". Dopo una settimana di pesanti minacce e ritorsioni la megera è riuscita a farmi acconsentire mio malgrado. L'appuntamento con la troupe è stato strategicamente fissato per un giovedì pomeriggio, quando il marito della signora va a giocare a golf. La troupe composta da regista, cameraman ed un tecnico delle luci prepara velocemente l'attrezzatura e, nel giro di un'ora, il salotto diventa il set del filmino. La signora ha deciso anche di far partecipare alle riprese un attore professionista, in fondo sono solamente 300 euro in più. Egli sarebbe dovuto intervenire nelle scene più calde, giusto per dare quel tocco di realtà. Si tratta di John 'The drill' Mancuso, un italoamericano in auge negli anni '80 ora rovinato dalla cocaina e dagli eccessi. Si parte con la prima scena, io sono emozionatissimo, la signora è invece molto eccitata. Il regista: "Allora giriamo la fellatio sul divano. Lei signora si sieda, e tu Hector mettiti in piedi davanti a lei... Ciak, azione!". Io non ho capito bene cosa doveva succedere e infatti il regista se ne accorge subito: "Hector devi avvicinarti alla signora e farti succhiare il cazzo.. Scusa John puoi mostrare a questo derelitto come si fa?". Il signor Mancuso, che fino a quel momento era stato in disparte, si avvicina al divano, si spoglia e sfodera un'erezione enorme. Alla signora brillano gli occhi alla vista di quel bastone di carne, e infatti si getta avida su di esso succhiandolo a più non posso. Mancuso mi guarda di sbieco e sibila: "She's a fucking vacuum this lady, oooh yeah...". "Va bene" - grida il regista - "Magari la giriamo dopo questa. Piuttosto facciamo la scena numero 2... Signora apra bene le gambe, e tu Hector un bel respiro, inginocchiati e inizia pure il cunillingus...". "Io non parlare latino, non capire..." - replico abbacchiato. "Macché latino! John please, fagli vedere tu a questo inetto cosa cacchio deve fare!" - urla spazientito il regista. Mancuso si inginocchia davanti alla signora e, prima di affondare la faccia nella sua passerona pelosa, mi guarda divertito e mormora: "You've to act like a damned pussy eater!" - e poi parte con la lingua a mulinello sul grilletto della signora Mara che, di contro, risponde con gemiti e sospiri. "Facciamo allora l'ultima scena" - dice il regista - "Quella in cui Hector prende da dietro la donna e la sbatte ben bene... Hai capito Hector? Devi trombare la signora messa a pecora! E' chiaro o ti faccio uno schemino? La devi pistolare da dietro, o come cazzo dite voi nelle filippine! Pronti... Azione!". Mi avvicino alla signora inginocchiata ed inizio mestamente a sfregare il pisello sulle labbra tumide ma, forse per l'emozione forse perché sono un pò timido, non ho alcuna erezione. A questo punto il regista ha un moto di stizza ed inizia a bestemmiare. Il signor Mancuso si avvicina e con voce vischiosa mi dice: "Do you know what you need now? Just a huge, stiff cock in your ass...". Io non parlo inglese, credo però di capire che voglia mostrarmi cosa fare, come nelle due scene precedenti. Purtroppo non è così! Mi ritrovo a quattro zampe con Mancuso che abusa analmente di me emettendo suoni scurrili e frasi senza senso, tipo: "Aaah what a beatiful philipino, I'd like to fuck you since the first time I've seen you. What a smooth asshole you've! I'm your intruder...". E intanto il regista: "Favoloso, guarda che spontaneità! Bravo Hector, vedi se vuoi sai recitare" - ed io: "Scusi signor 'The drill', io non volere...". E così si chiudono le riprese.
Conclusione: la signora Mara da giorni mi costringe a estenuanti maratone sessuali per farmi dimenticare l'esperienza traumatica; ogni tanto a casa arrivano dei fiori dal signor Mancuso che io rispedisco regolarmente al mittente; sul sito della casa di produzione c'è in vendita un nuovo video dal titolo: 'Le avventure anali di Hector e John' - ovviamente nella sezione gay.

6 ottobre 2008

Il Telepass

Mentre accompagnavo la signora Mara a Roma, in visita ad un'amica, mi sono imbattuto in una brutta avventura, di quelle che capitano solo a me per intendersi. Giungiamo in auto al casello di Roma nord e ci immettiamo nella corsia Telepass, alla guida c'è la signora ed io accanto con in mano il GPS con le indicazioni per raggiungere l'abitazione dell'amica (trattasi della marchesa Cafiera Frattaroli Sbrocca) nel quartiere Monte Mario. Aspettiamo che la sbarra si apra ma ciò non accade per cui, dopo qualche secondo di attesa, la signora preme il tasto di richiesta assistenza. Voce metallica, con accento romano, dal casello : "Dimme dimme... Che cc'è?" - "Non si alza la sbarra, faccia qualcosa per favore!" - risponde la signora. "Ma r'telepasse ce ll'hai? No perchè se nun ce ll'hai nun poi passà...è regolare..." - aggiunge la voce nella colonnina. "Certo che ho il telepass giovanotto, crede forse di avere a che fare con una vecchia rincoglionita? Apra perdio!" - replica stizzita la signora mentre dalle auto in coda si leva un coro di clacson. "Ah 'bbella ripijate, datte na carmata... E quer coso accanto a te che è? Me pare n'babbuino!" - sogghigna la voce. "Guardi, si tratta del mio domestico filippino..." - dice la signora imbarazzata mentre dall'altoparlante si ode un coro di risate sguaiate. Dopo qualche secondo di silenzio: "Signò ce stà n'probbrema cor terminale. Deve da venì qua ar'punto bblu, ma datosi che è pericoloso attraversà la bariera der casello, mannace er'babbu... ehm... er'filippino, che sistemiamo la faccenda di persona...". Avendo notato nella voce dell'addetto un tono sarcastico-sadico che mi faceva temere per la mia incolumità fisica, tergiversavo, ma la signora insisteva: "Allora le mando Hector. Dai scendi, vai-vai, fatti aprire la sbarra. E vai!" - e la voce dal casello: "Ah Ettòrre nun ce fa 'ncazza che qui nun c'avemo tempo da pèrde co li primati. Vie'pò qqua bbello che c'avemo na'banana da datte!". Scendo dalla macchina e mogio-mogio mi avvio verso il punto blu, scavalcando le corsie fra gli impropèri degli altri automobilisti. Entro di corsa nell'ufficio, una squallida stanzetta con dei computer ricavata nel retro dei cessi del casello, e vedo due omaccioni che mi squadrano da capo a piedi. "Hai r'probblema che nun te si arza la sbara? Anvedi quest'amico mio? Lui c'ha r'probblema 'nverzo... A lui la sbara se arza, eccome s'arza..." - mi dice il primo uomo con un sorriso maligno mentre l'altro mi passa dietro ed inizia a toccarmi con insistenza il sedere: "Ora fai il bravo con me. Dopo te ne poi annà cò 'a fracicona che c'hai sur veicolo, artrimenti ti ce mannamo noi..." - mi sibila all'orecchio. "Ma dove voi mandate me?" - chiedo timoroso e riverente stringendo il GPS al petto credendo, ahimé ingenuamente, che mirassero a quello. "Te mannamo a 'fanculo!" - rispondono in coro immobilizzandomi costretto in una posizione contronatura (altresì detta: 'alla pecorona'). Mentre uno dei due fà i suoi porci comodi da tergo (scoprirò poi che trattasi di Spartaco Colluccello, detto Wanda, noto trans della zona Anagnina), l'altro osserva in silenzio schioccando la lingua di tanto in tanto e finalmente, quando tutto sembra finire, si decide a comunicare alla signora: "Ah signò tuttobbene. Je rimannamo 'ndietro er macaco e aprimo la sbara. La società autostrade augura buon viaggio... Sti mortacci!". Risalgo in auto dolorante e pensoso. "Hector, dove hai messo il GPS? Non mi dire che lo hai dimenticato da quei signori gentili? In tal caso te lo detrarrò dal prossimo stipendio, non preoccuparti..." - mi apostrofa la signora. Ma in quel momento non penso ad altro che al fiato puzzolente di morchia di littorina di Wanda.

28 settembre 2008

Vendemmia tragica

Ogni anno in questo periodo la signora Mara partecipa assieme ad altri amici alla vendemmia nella tenuta del marchese Ubaldo Frescoboni. Si tratta di ettari ed ettari di vigne che il marchese, con la scusa di una rimpatriata, fa vendemmiare agli amici risparmiando così eventuale manodopera; il Frescoboni è infatti uno spilorcio della forza di cento cavalli, e a me non piace perché ha sempre il fiato che puzza di alcool. Dunque ieri mattina siamo giunti di buon ora alla fattoria e, dopo i vari convenevoli, ci siamo recati al settore di vigna assegnatoci (parlo al plurale perché, ovviamente, io vendemmiavo con la signora). Si trattava del terribile "lotto C", 2 ettari di vigne in salita al limitare del bosco, un settore che ho sempre temuto a causa del terreno impervio. "Allora Hectorino bello, tu porti i secchi dove io deporrò i grappoli"- squittisce la signora iniziando a tagliare l'uva dalla pianta. Dopo circa mezz'ora i due secchi erano stracolmi e pesantissimi, faccio quindi per recarmi verso il trattore a depositare il carico ma la signora mi si para davanti e, con voce soave, mi dice: "La senti la natura che ci avvolge? Non provi anche tu un certo languore nel profondo dell'animo?". "Io sentire molta fame, digiuno senza colazione... Posso assaggiare un pò di uva?" - chiedo a testa bassa. "Ma certo, anzi lascia che ti porga un paio di pampini. Vuoi essere il mio fauno?" e mentre mi porge l'uva con la mano libera si alza la maglietta di lycra facendo ballonzolare le sue poppe ottava misura. Faccio finta di non vedere, mi siedo per terra ma, mentre mangio avidamente l'uva, lei si inginocchia dietro di me e mi avvolge la testa con i due peroni mollicci. "L'ambiente bucolico fa effetto anche a te..." - sussurra mentre si cala i jeans e mi tocca il pisello. Sento le sue mani dappertutto, cerco di divincolarmi ma lei con un balzo mi è sopra e muove il bacino producendo urla oscene. Si muove veloce con quelle cosce cellulitiche e viene più volte. Il tutto dura pochi minuti per fortuna. Purtroppo mentre mi rivesto alla meglio scivolo giù per la discesa fermandomi ai piedi del marchese, nel frattempo sopraggiunto attirato dalle urla. "Cosa succede Mara, ci sono dei problemi?" - chiede alla signora. "Ubaldo caro nessun problema, si tratta solo del mio domestico che, essendo primitivo, quando si trova in ambiente agreste si lascia un pò andare... Ah, e poi ha mangiato anche un pò della tua uva!". "Ma io veramente..." - tento di spiegare, ma il Frescoboni mi prende per un orecchio, mi carica sul trattore e mi porta verso le cantine della fattoria. Giunti a destinazione mi sibila in faccia: "Sei un vigliacco con le donne e un ladruncolo. Adesso siamo soli tu ed io, filippino di merda, e possiamo fare i conti. Voltati e cala i pantaloni!". Obbedisco tra le lacrime mentre il marchese si apre la patta dei pantaloni. Poi quello che succederà dopo non posso raccontarlo perché svengo all'istante. Ricordo solo l'odore di vermouth del fiato del marchese.

14 settembre 2008

La mantide religiosa

Ecco uno dei tanti episodi spiacevoli di cui sono stato vittima questa estate. Al mare, presso la villa della signora, è stata ospitata per una settimana una cara amica di famiglia, la contessa Caròla De Cuius. La nobildonna ha avuto la spiacevole idea di addormentarsi in spiaggia ed alla sera, per colpa del solleone, era praticamente un gambero. "Hector caro" - esordisce la signora Mara - "La contessa si è ustionata quest'oggi ed avrebbe bisogno di qualcuno che le spalmasse un pò di linimento sul corpo". La mia faccia perplessa le ha fatto subito capire che la parola linimento non mi era proprio chiara. "Ma si, dai, un pò di crema doposole... Puoi recarti in camera sua e farle un massaggio?". E' ovvio che io non oso mai rifiutare le richieste della signora e quindi mi avvio mesto verso la stanza dove riposa la donna. Prima di proseguire nel racconto devo fare un piccolo inciso: la De Cuius è arcinota negli ambienti della borghesia per il numero di mariti che ha avuto. Qualcuno dice 6, altri azzardano 8, comunque tutti morti durante amplessi con la signora. Grazie a queste storie la contessa ultrasettantenne si è fatta la nomea di mantide religiosa. Busso alla porta della stanza ed entro. La contessa mi aggredisce subito: "Dovevi venire prima a mettermi la crema solare, mica adesso che mi sono tutta bruciata!". "A me ordinato signora Mara di venire..." - piagnucolo imbarazzato. "Ah la Mara, che amica... Se non avessi lei che si prende cura di me... Almeno la metà dei miei mariti me li ha presentati lei.". In silenzio inizio a massaggiarle la schiena mentre la donna prosegue il monologo. "Hai un tocco così delicato che mi ricorda quello di mio marito Nazzario... O era Paride? Ne ho avuti così tanti che mi confondo! Ah ah ah...". Ridendo sguaiatamente mostrava i suoi dentacci marci da fumatrice incallita."Caro Hector, molta gente mi teme perché crede che io porti jella... Sai, la storia dei mariti tutti morti.... Ma non li ho mica ammazzati io! Quelle pappemolli non reggevano la frequenza dei rapporti sessuali. Devi sapere che sono molto esigente in fatto di sesso...". Io continuavo a spalmare sperando di andarmene presto. "Capisci quello che ti dico vero?" - chiede a bruciapelo la De Cuius. "Io cameriere, io capire poco poco. Spalmare e andare via subito dopo..." - tento di spiegare alla vecchia che, nel frattempo, si volta supina e mostra tutto il suo obbrobrio. "Hai le mani spugnate mio piccolo filippino, forse non ti piaccio?" - mi apostrofa con tono di sfida mentre con una mano mi stringe il cavallo dei pantaloni. Sono imbarazzato, sudo come una bestia e tento di mettere insieme qualche frase per sfuggirle, evitando però di offenderla: "Cosa lei cercare laggiù? Io non avere niente che a lei interessare...". "E invece si, piccolo filippino sudaticcio. Snuda il banano e trafiggimi il cu... il cu..." - poiché si era incantata mentre mi palpava l'apparato genitale, mi azzardo a finire la frase: "...il cuore?". "Macché cuore del menga. Il culo, stronzone! Trapànami fino alle budella, fammi sentire ancora giovane! E subito, altrimenti dico alla Mara che hai tentato di abusare del mio corpo, e allora son cazzi per te caro il mio filippino umidiccio". Vedendomi alle strette tiro fuori il pene, che prontamente la De Cuius prende in bocca. Dopo aver raggiunto una sufficiente rigidità (visto la fine dei mariti più che di rigidità si potrebbe parlare di rigor mortis) la donna si mette a pecoroni allargandosi le chiappe vizze ma, proprio mentre appoggio il glande sull'orifizio grinzoso, ecco la voce della signora Mara che ci chiama dal piano di sotto: "Allora Hector hai finito? Sbrigati che la cena è pronta e devi servire a tavola!". Mi scapicollo giù per le scale mentre la vecchiaccia mi grida dietro: "Dopocena mi devi mettere ancora crema, ti aspetto Mandingo!". "Mi ha detto Caròla che sei stato bravissimo a spalmarle la crema" - dice la signora Mara durante la cena - "Dopo passa dalla mia camera, che anche a me bruciano un pò le spalle...". Mentre servo il dessert la De Cuius mi sibila: "Questa volta ti sei salvato, ma hai un conto in sospeso con me, ricordalo!". Un brivido mi corre lungo la schiena e mai come questa volta sono felice di essere al servizio della signora Mara.

17 luglio 2008

Lezioni di lingua

Voglio raccontarvi il primo episodio di cui sono stato vittima da quando lavoro per la signora Mara. Uno dei comportamenti tipici della signora è quello di mascherare le continue umiliazioni verso di me come atti di generosità. Come quella volta che, con la scusa di insegnarmi la lingua, mi sottopose ripetutamente ad atti di libidine coatta. "Vieni su in camera mia Hector, che è l'ora della lezione di lingua!", trilla la signora nel bel mezzo di un pomeriggio afoso mentre io sono intento a lucidare l'argenteria nel salone. Una volta in camera chiude la porta a chiave e fà cenno di accucciarmi ai piedi del letto mentre lei si accomoda sul bordo, di fronte a me. "Caro devi imparare ad usare meglio la lingua... Con le mie lezioni non sbaglierai più, vedrai" dice guardandomi negli occhi mentre alzando la gonna si cala le mutandone sudate di cotone rosa. "Ma io credevo lingua italiana..." piagnucolo cercando di impietosirla; ma lei imperterrita apre le coscione grasse mostrandomi la vulva completamente depilata. "Vedi, per l'occasione ho tolto di mezzo tutti i peli in modo che tu possa vedere esattamente dove mettere quel delizioso organo gustativo dotato di papille" mi sussurra. "Io no capire... Organo? Papille?" mi lamento, e lei: "Stronzone, la lingua! Leccami la fica dal basso verso l'alto e quando arrivi al clitoride facci il ricciolo! Il ritmo te lo do io!". Inizio mestamente l'opera respirando a fatica e correggendomi secondo le indicazioni della signora, che in fatto di sesso orale è molto esigente. "Uuuh bravo... Ora quella linguetta filippina me la devi cacciare dentro la topa, come fosse un cazzettino. Ecco così, tutta appuntita, affondala tutta nel lampredotto..." dice guidandomi la testa con le mani. "Aaah cazzo come godo Hector. Umettati anche due dita e mettimele su per il culo, presto!". Obbedisco, anche se ignoro il verbo umettare, e sento le contrazioni di piacere che le squassano le viscere. La sera a cena, mentre servo il soufflè, il marito della signora mi chiede se ho intenzione di prendere lezioni di lingua, e subito la signora: "Non c'è bisogno, oggi gli ho fatto io la prima lezione. E continuerò ben volentieri ad istruirlo". "Ah bene Hector. Dimmi allora una nuova parola che hai imparato oggi" replica il signore. Imbarazzato guardo la signora, e con la fronte imperlata di sudore dico: "Papille gustative".

11 maggio 2008

La Jaguar nuova

Come saprete la signora Mara è appassionata di automobili e le piace molto guidare. Qualche giorno fa esordisce dicendo: "Caro Hector, vorrei cambiare la macchina. Quella che ho mi è venuta a noia e quella di mio marito fa schifo... Oggi pomeriggio andremo da Lupis a vedere qualche occasione. Che ne pensi?". Mirello Lupis è un nobilastro decaduto amico di famiglia, un mezzo farabutto che vende automobili nuove ed usate, che a me non è mai piaciuto perché anche un pò razzista. "Va bene signora, come lei vuole" rispondo con tono sottomesso, pensando tra me e me che, probabilmente, avrei evitato l'accoppiamento giornaliero al quale sono sottoposto ormai da mesi. "Però prima di andare sali un attimo in camera mia, che voglio mostrarti un completino intimo!" squittisce la signora, mentre io penso a come si sarebbe sicuramente trasformato l'incontro. Ed infatti poco dopo, in camera, vengo costretto ad una rapida stantuffata alla fine della quale la signora si produce nei suoi gorgheggi post-orgasmici. Alle quindici esatte siamo all'autosalone "Boutique del guidatore" dove Lupis accoglie la signora con sorriso a 64 denti e baciamano: "Mara sei sempre splendida! Se cerchi l'auto dei tuoi sogni sei nel posto giusto... Ti sei portata dietro il meccanico? Ah no scusa, è il tuo scagnozzo filippino". "Ma dai Mirello, hai sempre voglia di scherzare. Mostrami invece qualche bolide degno di me, che ho voglia di cambiare!" ribatte la signora, mentre il Lupis di nascosto mi sferra un calcio in uno stinco sibilandomi: "Se tocchi le auto in esposizione sei morto, scimmia!". I due iniziano il giro dell'autosalone ed io ne approfitto per sedermi in un angolo a sfogliare qualche rivista. Dopo poco mi sento chiamare dalla signora: "Hector, tesoro, raggiungimi che forse ho trovato un gioiellino". Mi illudo che voglia un mio parere, in fondo anche io sono un uomo e qualcosa capisco di motori. "Vedi questa coupè Jaguar XKR, Hector? Questa sarà la mia nuova macchina. Costa tantino ma Mirello sicuramente mi farà uno sconto". Io guardo il Lupis con aria interrogativa e lui mi aggredisce verbalmente: "Cazzo guardi? Siamo già d'accordo con la tua padrona che lo sconto lo avrà ad una condizione, caro il mio stronzone..." sorridendomi in maniera sinistra. Interviene la signora: "Dai Hector, sei un uomo di mondo, non avrai mica pregiudizi paludati?". Rispondo balbettando: "Io povero domestico ignorante, sempre nella palude... Come posso far fare sconto a lei?". Allora la signora mi accarezza dolcemente la testa sussurrandomi: "Adesso segui in ufficio il signor Lupis che ti spiega tutto, fai il bravo. Io ti aspetto qui, non ti preoccupare". Seguo docilmente l'uomo dentro il cubicolo buio dove qualcuno mi afferra con forza da dietro e, dopo poco, sento una sensazione come di calore nella zona perianale, poi non ricordo altro. Mi riprendo sulla strada del ritorno mentre la signora Mara, alla guida della nuova auto, sorride dolcemente e mi dice: "Dovresti provare a guidarla, è un sogno". Poi perdo di nuovo i sensi.

25 aprile 2008

In clinica

Ogni anno la signora Mara, che è una fanatica della prevenzione, passa qualche giorno in una clinica privata di un professore suo amico ed esegue un check-up completo. Io resto a casa a sbrigare le faccende, e un paio di volte al giorno vado in visita e le porto il pranzo e la cena. Purtroppo neanche in un ambiente ospedaliero la signora riesce a frenare i suoi impulsi, e spesso tenta di possedermi nella cameretta o nei bagni della clinica. Proprio in questi giorni è ricoverata alla clinica "Salubris" e ieri, in occasione della mia consueta visita serale, è successo un episodio increscioso. "Signora ho portato la cenetta che ha chiesto e la biancheria pulita" dico appena arrivato, e lei: "Bravo Hectorino, se non avessi te come farei? Ho giusto sporcato le mutande per colpa dei lassativi che mi somministrano... Saresti così gentile da infilarmene un paio pulite che io non posso farlo?". In effetti la signora era immobilizzata a letto con una flebo nel braccio destro quindi, senza temere doppi fini, calo il lenzuolo e le sollevo il camicione da notte scoprendole le gambe. Il passerone pelosone è li davanti a me, ma non lo temo perché so che non può farmi niente. Purtroppo è un pensiero che dura un secondo e infatti, con una mossa fulminea delle gambe, la signora mi cattura fra le cosce facendomi affondare il volto sulla vulva. "Ah sei proprio un monello. Quando vedi la mia fichetta non sai resistere, eh?" mi dice con un tono da bambina scema. "Veramente lei imprigionare me" mi lamento mentre i pelacci neri mi entrano in bocca. "Va bene, ti lascio andare se mi prometti di leccarmela bene bene. Altrimenti adesso chiamo l'infermiera, così voglio proprio vedere come le spieghi la situazione!" mi sibila. "Tu lascia e io lecco" piagnucolo. E così inizio a leccare con mestizia le labbra turgide, ma sembra che non vada ancora bene: "Mi sembri un cocker! Infila tutta la lingua nella fessura, succhiami il clitoride e fammi godere. E già che sei li ficcami anche un paio di dita nel culo!". Quando vuole la signora Mara sa essere molto chiara. Opero in tal senso mentre lei agita i fianchi centrifugandomi tutti i suoi umori appiccicosi sul viso. Finalmente eccola venire fra mille gridolini: "Ah... ah... ah... Sisisisi... Siiiiii". Ma forse un'infermiera sente qualcosa perché piomba in stanza proprio sul più bello. "Signora si sente... " e resta ammutolita guardando la scena che le si presenta davanti. La signora Mara in queste situazioni, come vi ho già spiegato in altri post, sa trovare le scuse più incredibili ed anche stavolta non è da meno. "Ah cara" (ansimando) "finalmente è arrivata. Il mio cameriere Filippino mi ha salvata da una situazione sconveniente... Come pensavo, mi avete dato troppi lassativi ed ho lo stimolo continuo". L'infermiera continua a guardare allibita. "E quindi" aggiunge la signora alzando la voce "per evitare di sporcare il letto, perché come vede non mi posso muovere e non ho una padella a disposizione, è stato costretto a... Ecco, insomma, lo vede lei, no?". Ma l'infermiera continua a restare muta. "...A tapparmi il buco del culo! Perdio, corra a prendermi una fottuta padella altrimenti dico al professore quanto siete tutti incapaci qui dentro. E se si incazza il professore sono cazzi!". A questo punto l'infermiera si scuote dalla paralisi: "Si mi scusi corro subito" ed esce di corsa dalla stanza. La signora Mara mi guarda con dolcezza e mi dice: "Bravo Hector, adesso estrai pure le dita. Se vuoi puoi anche annusarle!" e mi strizza l'occhio. Durante il ritorno a casa, in autobus, piango sommessamente.

13 aprile 2008

Al seggio elettorale

Questa mattina ho accompagnato la signora al seggio elettorale dove, francamente, non mi aspettavo certo che mettesse in atto una delle sue meschine sceneggiate, frutto della sessualità smodata che la contraddistingue. Arriviamo davanti al banchetto del segretario e subito capisco cosa sta per accadere, ed infatti: "Sfortunatamente non ho gli occhiali con me, le chiedo gentilmente di far entrare in cabina anche il mio domestico in modo che possa aiutarmi nell'espletare il voto". Il presidente del seggio tergiversa, ma lei prontamente: "Non si preoccupi per la segretezza, è un povero Filippino analfabeta ad anche un pò idiota, non vede che faccia che ha?". Il presidente ignora il mio sguardo di terrore e mi concede di accompagnarla. Quando siamo dentro lo spazio angusto della cabina la signora si mette subito all'opera: "Svelto Hector che abbiamo pochissimo tempo! Tira fuori l'uccello e sbatacchiamelo fra le chiappe. Sei il mio 'Cavaliere' vero? Allora cavalcami tutta!" e, mentre mi sussurra questa frase sottovoce, mi volta le spalle, si alza la gonna di camoscio e si cala la mutanda leopardata. Io, come sempre in queste occasioni, non sono "pronto" nel recepire lo stimolo (la mattina poi ho anche più problemi del solito perché soffro di pressione bassa) e la signora Mara si spazientisce: "Ti ho detto di fare alla svelta, Filippino del cazzo, vuoi mettermelo dentro o no? Non sarai mica comunista?". Con grandissimo sforzo fisico e mentale lo tiro fuori ed inizio a sfregare la mia cappellina contro le sue labbra turgide e umide (lei si eccita istantaneamente in queste situazioni). Il sangue inizia a fluire nel basso ventre e finalmente il pisello assume una forma consona alla penetrazione. Detto fatto, con un colpo di reni all'indietro la signora mi cattura nel suo vaginone peloso, mentre da fuori qualcuno chiede: "Cosa è stato questo rumore di ventosa? Tutto bene signora?". "Si grazie, stiamo vagliando i simboli. Un attimo... e vengo..." grida con voce roca la signora, mentre io sudo come un forsennato andando avanti e indietro dentro di lei in attesa del suo culmine. Dopo poco eccola che viene con i suoi soliti lamenti sguaiati e fuori luogo: "Aaah.. aaah... Siii... 'azz.. mmmh". "Signora la avverto che se non esce subito sarò costretto a chiamare la forza pubblica!" grida il presidente. "Eccomi eccomi caro, mi sono attardata per spiegare la democrazia a questo povero cristo" esclama la signora uscendo di corsa, con la scheda in mano, ancora in preda al piacere. Io mi ricompongo veloce e la seguo a ruota tenendo lo sguardo basso, soprattutto per controllare che non si noti la vistosa erezione che a fatica ero riuscito ad ottenere. "Sa una cosa presidente? Questo mio domestico è un fascistone della peggior razza. Voleva pilotare il mio voto... Ed io che avevo riposto fiducia in lui!". Il presidente del seggio, noto figlio di partigiani, ha un moto di stizza: "Accidenti, e me lo dice così? Vogliamo fargli passare un guaio? Lo denuncia?". "Lasci perdere, ormai lo conosco da tempo e mi dispiacerebbe inguaiarlo... Svelto Hector alla macchina, che adesso andiamo a messa".

6 aprile 2008

Arriva la primavera

Quando la primavera si affaccia sulle colline fiorentine la signora Mara è solita fare un pranzo con amici ed amiche per festeggiarne l'arrivo. E con la nuova stagione si risvegliano i suoi appetiti sessuali anche se, durante l'anno, non è che segua una dieta particolare! Domenica scorsa si è svolto appunto questo pranzo; stavolta ha voluto che apparecchiassi i tavoli nell'oliveta che dista dalla villa circa 200 metri, non vi dico la fatica avanti e indietro con le portate. Poi, come se non bastasse, verso la fine del pranzo alla signora è scattata la solita voglia incontrollabile che ho dovuto soddisfare, mio malgrado. Infatti, mentre porto la frutta in tavola, la signora Mara mi dice: "Hector, caro, gradirei far assaggiare ai miei invitati quelle deliziose ciliegie sotto spirito che ho fatto l'anno scorso. Potresti scendere giù in cantina e prenderne un paio di vasetti?". Capisco subito dove vuole arrivare e credo di essere furbo nel risponderle: "Veramente io avere già preso vasetti questa mattina. Eccoli qui, io sapevo che lei chiedeva!" e, sfoderando il mio miglior sorriso da sottoposto Filippino, indico i 2 vasetti sul tavolo. La signora Mara ha un moto di stizza, e mi sibila: "Non sai un cazzo, hai preso quelli sbagliati! Io intendevo gli altri! Quelli dello scaffale in basso... Insomma...". Replico: "Quali altri? Io non capire cosa intendere...". E dal fondo del tavolo la marchesa De Pisis:"Intende che sei uno stronzone! Ah ah ah..." ed anche gli altri ospiti seguono a ruota la risata. "Vieni con me che ti mostro io le ciliegie giuste" dice la signora Mara prendendomi per un braccio e trascinandomi verso le cantine della villa. Arrivati sul posto la signora inizia a smaniare: "Possibile Hector che tu non capisca mai quando ti voglio... Vieni, metti le mani sulle mie poppe, senti quali sono le ciliegie giuste!". Arranco nella penombra della cantina, inciampo e per non cadere mi aggrappo alle tettone della signora. "Bravo, così... Adesso te le faccio succhiare!" mi sussurra mentre tira fuori dal vestito i due bolidi ottava misura coppa C. Mentre soffoca il mio viso fra le carni molli, con le mani mi sbottona veloce i pantaloni. Poi si distende su una stuoia e si alza l'abito mostrandomi un tanga color malva da cui fuoriescono brandelli di labbra vaginali e peluria, tanto le va stretto: "Montami come una bestia selvatica, sono una cinghialona! Non senti la primavera che ci pervade!". Mi adagio su di lei e inizio la penetrazione col mio pisellino semimoscio, mentre vengo catturato dalla stretta delle sue gambe richiuse sulle mie chiappette, come ad imprigionarmi. La morsa si fa sempre più stretta ed inizia a mancarmi il respiro, strabuzzo anche gli occhi, rantolo come un moribondo. Per fortuna la signora raggiunge subito il culmine del piacere: "Aaah bene, oooh come godo... Mmmh, 'azz...". Ritorniamo di corsa dagli invitati i quali si meravigliano che la signora Mara sia a mani vuote, ma lei con uno dei suoi colpi di teatro risolve la situazione: "Le ciliegie le ha mangiate tutte Hector, non vedete come è paonazzo? Per poco soffoca, quel golosone!" e mi guarda strizzandomi l'occhio. "E' proprio uno stronzone di domestico!" chiosa la De Pisis, e a volte lo penso anche io...

30 marzo 2008

Una buona Pasqua

A Pasqua ho accompagnato la signora Mara dalla sorella che abita in Svizzera ma, anziché andare in treno come al solito, ha preferito prendere l'auto. Ho subito capito il perché... Per praticare una delle sue attività preferite, ovvero shopping negli autogrill. E da Firenze a Lugano di autogrill se ne incontrano svariati, come potete immaginare. La mattina della partenza era tutta garrula ed eccitata: "Dai Hector, monta in auto che facciamo una bella tirata fino a Sasso Marconi. Poi ci prendiamo un bel caffettino! Eh, che ne dici?". Faccio per sedermi al volante ma lei mi scosta bruscamente: "Ma che fai cretino, lo sai che amo guidare... Siedi dietro!". Obbedisco con un pizzico di terrore perché conosco il suo stile di guida. Arriviamo a Sasso Marconi e subito lei si catapulta all'emporio dell'autogrill, io la seguo con il carrello. "Ah guarda che amore questo orsetto riempito di praline. Lo voglio! Metti nel carrello! Uh il salamino di cervo Maltese... Buono, ne prendo 5. Accidenti, la collezione completa di Fausto Papetti in cassetta...". E così via, per un totale di 340 euro che ho dovuto anticipare io perché lei era momentaneamente sprovvista di contanti. Ripartiamo e mentre lei guida tento di convincerla a non comprare altre cose inutili: "Lei signora spendere troppo" dico. E lei: "Sai Hector, è per compensare la mancanza di affetto... Però ti prometto che alla prossima fermata saprò contenermi, se tu mi aiuterai" mi dice con voce da bambina malvagia. Io deglutisco perché so già cosa ha in mente. E infatti quando ci fermiamo nei pressi di Milano mi trascina nei bagni delle donne per tentare un accoppiamento veloce. Passiamo davanti al banchetto dove siede la custode dei cessi, una grassona butterata di 60 anni intenta a fumare una Nazionale senza filtro, che vedendomi esclama: "Fermo! Gli uomini non possono entrare!", ma subito la signora Mara tira fuori una delle sue mirabolanti scuse: "Oh polentona, non lo vedi che questa è la mia governante Filippina? Si lo so, è un pò mascolina... La natura è stata maligna con lei, ma vogliamo umiliarla ancora? Mica son tutte fighe come te!". La custode mi squadra da capo a piedi e a bruciapelo mi chiede: "E come ti chiameresti, Filippina dei miei coglioni?" - "Ettorina", rispondo con voce in falsetto, anche perché la signora Mara mi sta strizzando le pallette da dietro. Senza farla fiatare di nuovo la signora Mara butta un foglio da 10 euro nel piattino delle offerte e mi trascina di corsa nei bagni. Chiude la porticina si alza la gonna e si cala i mutandoni neri elasticizzati, di filanca presumo: "Adesso ti chini in basso e guardi cosa nascondo qui sotto". Sono costretto ad inginocchiami, lei mi spinge forte la testa sul pubone nero, quasi soffoco. "Muovi quella linguettina, svelto, frullamela dentro!". Mentre le lecco all'impazzata le labbrona turgide, i suoi umori mi colano sul viso, lei agita i fianchi grassi e mi incita. La sento fremere, penso che stia per venire, ma invece molla un sonoro cureggione. "Prosit!" commenta qualcuno fuori dal bagno. Continuo imperterrito pensando che ogni lavoro ha i suoi lati negativi; finalmente viene gemendo come una porcella. Ci ricomponiamo in fretta e usciamo. Di nuovo la custode mi guarda, mi prende per un braccio e poi esclama: "Ho sentito dei gemiti la dentro. Tutto bene?". Imbarazzato volgo lo sguardo alla signora Mara sperando in un suo intervento, ma velocemente si dilegua dicendo che deve fare il pieno alla macchina, ma che io posso rimanere altri cinque minuti a parlare con questa signora che è stata molto gentile. Cerco inutilmente di liberarmi dalla stretta: "Ettorina puzzi di pesce... " dice, mentre annusa il mio viso. "Se non vuoi guai scuci altri euro..." mi sibila. Estraggo di tasca l'ultima banconota che mi era rimasta, 50 euro. Riesco a divincolarmi mentre la custode da dietro grida: "E non farti rivedere, altrimenti assaggerai anche la mia! Ah ah ah...". Salgo al volo in macchina dove mi attende impaziente la signora Mara.: "Ma ti sembra questo il momento di conversare? Ti aspettavo perché non avevo soldi per la benzina e ho detto all'omino della pompa che avresti saldato tu. Vai vai vai, vai a pagare che ti aspetto qui". Mentre mi dirigo verso il distributore due lacrimoni mi solcano il volto, e ripenso alle bellissime Pasque passate a Manila, quando ero ragazzino.

2 marzo 2008

La pioggia dorata

La signora Mara non sempre si accontenta di essere posseduta frettolosamente in luoghi strani. Qualche volta pretende prestazioni un pò fuori dalla norma, almeno per quello che intendo io povero Filippino immigrato con problemi di permesso, come norma. Ad esempio l'altra sera eravamo soli in casa, come spesso capita quando suo marito è in giro per affari, e da qualche ora mi impediva di andare in bagno: "Hector, caro, trattienila perché poi mi serve tutta!" diceva strizzandomi l'occhio e costringendomi a bere enormi bicchieroni d'acqua. Oppure: "Fatti un nodo all'uccello, che non deve uscire neanche una goccia...". Ovviamente io non capivo il perché; mi lamentavo e pensavo di essere vittima di una delle sue solite bizzarre angherie. Ormai disperato stavo per farmela addosso quando la signora mi chiama dal bagno con la sua voce trillante: "Hector, tesoro, puoi raggiungermi?". Mi affaccio alla porta e la vedo nuda, distesa dentro la vasca da bagno: "Io non capire che ora lei vuole fare bagno...", e lei: "Macché bagno, stupidello, vieni qui e facciamo un pò di pissing!". La parola pissing, con quelle doppia esse sibilante stimola ulteriormente la vescica; mi avvicino a passettini verso la vasca e tento di dire qualcosa ma lei già armeggia con la lampo dei pantaloni, me lo tira fuori e dice: "Adesso inondami tutta con la tua pioggia dorata" e socchiude gli occhi in attesa della doccia di orina. Non me lo faccio dire due volte e inizio a pisciare su quel corpone flaccido. Il getto è bello forte e lei sembra godere quando il liquido caldo le tocca il corpo. "Aaah Hector che bello.... Prova a centrarmi il clitoride se ne sei capace" gorgheggia mentre si allarga le labbra della passerona nera a dismisura. Imperterrito continuo a svuotarmi , sono quasi alla fine, soddisfatto e rilassato, e anche la signora ha avuto il suo godimento, lo capisco da come mi guarda con gli occhi tipo vongola, a mezz'asta. Sgocciolo con perizia il pisello per riporlo dentro la patta, e penso a come questa volta mi sia andata bene... ed invece: "Aspetta, adesso è il tuo turno. Entra nella vasca!". Mi tira dentro per un braccio, mi sovrasta a gambe larghe e... ma credo che il resto non sia di vostro interesse.

10 febbraio 2008

Costume di Carnevale

Come ogni anno, anche l'ultimo di carnevale scorso è stato per me un incubo. La signora infatti è fissata con le feste in maschera ed ogni anno escogita qualche costume coinvolgendo anche me. Mi ricordo ancora che, qualche tempo fa, lei si mascherò da Eva Kant mentre io fui costretto a travestirmi da Diabolik. Immaginatevi l'effetto comico di un omino in calzamaglia nera accanto ad un donnone con parrucca platinata! Per l'occasione aveva anche noleggiato una Jaguar d'epoca, che ovviamente non mi fece neanche guidare. Oppure quella volta che lei si mascherò da Crudelia De Mon, mentre io indossai un costume da dalmata così perfetto che, a fine serata, fui inseguito dagli alani dei proprietari della villa dove si svolgeva la festa! Anche questa volta la signora Mara ha dato sfogo alla fantasia (malata); una settimana prima della festa ha iniziato a rivolgermi frasi del tipo: "Fra poco è l'ultimo di Carnevale... Che disdetta, mio marito è in giro per affari... Chi mi accompagnerà al veglione della De Pisis?". Ovviamente il marito è un gran furbo e pensa bene di fissare i propri impegni quando ci sono questi eventi mondani, che lui odia. Poi un pomeriggio, mentre stava facendo il bagno e le insaponavo la schiena, l'affondo: "Ah Hector, ho avuto un'idea! Tu sarai il mio accompagnatore e ci vestiremo in tema BDSM!". Io non avevo capito bene ma tentavo una risposta penosa: "Sarebbe mio giorno libero, io non potere venire. Poi, vestito da alfabeto non capire...". "Ma che alfabeto!" replicava la signora - "Ignorante che non sei altro. BDSM significa un'altra cosa, poi ti spiego. In quanto al giorno libero è revocato. E adesso ti ordino di insaponare la tua mistress un po più in basso... Si, proprio li..." e mentre la mia manina si insinuava tra le chiappe flaccide della signora, cercavo di capire cosa diavolo significasse BDSM. In effetti non ho dovuto aspettare molto. Dopo qualche giorno trovo sul lettino della mia stanzetta una tuta di pelle nera lucida con cappuccio, piena di cerniere lampo. Ed un guinzaglio rosso. Ho come un flash, sudo freddo, tutto mi è chiaro. Arriva il giorno del veglione; avevo iniziato la vestizione alle sei di sera perché entrare in quella tuta aderente non era per niente facile. Mi ero cosparso di borotalco per facilitare il compito e dopo due ore ero finalmente pronto. Mi sentivo molto borsa di Gucci. Poi, la voce della signora dall'ingresso: "Muoviti Hector, che la De Pisis dà il via alle danze alle nove esatte!". La raggiungo e la trovo conciata come una baldraccona: stivaloni di pelle fino al ginocchio, calze a rete, minigonna di pelle nera, giubbotto di pelle nera aperto sul davanti a mostrare un reggipetto nero, parruccona rossa e frustino. Trucco pesante e sigaretta con bocchino lungo 21 cm. tra le labbra. "Manca l'ultimo tocco" dice garrula mettendomi in bocca una palla rossa e fissandomela al collo con una stringa di cuoio. "Come siamo fetish Hector, non trovi?" mi chiede la signora, però si arrabbia quando le rispondo: "Veramente io fatto doccia da poco...". Arriviamo alla festa in perfetto orario, facciamo il nostro ingresso nel salone con me a quattro zampe e la signora Mara che mi conduce al guinzaglio. Tutti si abbuffano di tartine tranne me che, anche volendo, non potrei a causa della palla in bocca. Sono anche costretto a pisciarmi addosso in quanto mi è vietato raggiungere il bagno. Molti mi spengono i mozziconi di sigaretta sulla schiena, complimentandosi con la signora per l'originalità del costume. A fine serata viene premiato il costume migliore, che risulta essere quello da fanciulla del west della marchesa Lupini. La Lupini, è risaputo, è una grandissima stronza, ed infatti quando mi passa accanto ne approfitta per darmi un calcione nella milza e sibilarmi: "Sporco filippino, sei merda, non sei niente!". La signora Mara se ne accorge e credo stia per soccorrermi, e invece, rivolgendosi all'amica marchesa: "Ma cara, se vuoi il mio schiavo non hai che da chiederlo... ". La Lupini mi fissa con occhi da serpente: "Ho giusto bisogno di un cavallo per completare il mio costume". Mi monta in groppa e mi costringe a fare un paio di giri del salone mentre il resto degli inviatati mi incita lanciandomi noccioline. Ecco come ho passato il mio carnevale.

25 gennaio 2008

Al supermercato

Al sabato accompagno la signora Mara a fare la spesa al supermarket e, anche in questa innocua attività, sono comunque bersaglio delle sue pesanti attenzioni. Ad esempio vi racconto quello che è successo qualche settimana fa. Arriviamo al supermercato alle 13:45 perché "...così evitiamo tutti quei cafoni che a quest'ora sono a pranzo!" dice lei. Un euro, carrello, e via. Rampa mobile di salita dal parcheggio: - "Toccami il culo, ora!" Non mi oppongo, tanto sarebbe inutile. Con nonchalance appoggio la mia manina sul deretano della signora e stringo le chiappe come piace a lei; nel mentre, dalla rampa mobile opposta, l'inserviente dei carrelli mi lancia uno sguardo schifato. Reparto frutta e verdura, scelta accurata delle banane: - "Che pensi Hector, sono abbastanza acerbe? Sono banane da allenamento... eh eh eh. Povero cocco cosa ne sai tu di quante ne ho raddrizzate" e l'addetto mi guarda ironicamente mentre lucida le mele Golden. Corridoio latticini: "Che mozzarelle, guarda, a cosa assomigliano? A delle tettone! Le vorresti succhiare, eh? Porco!". Una vecchietta con un pacco di pannoloni sotto al braccio si volta verso di me e si fa il segno della croce, allontanandosi poi con passo da fagiano. Corridoio dei sottolio: - "Questi cetriolini mi ricordano il cazzettino di qualcuno... vero?" commenta ad alta voce la signora proprio mentre due commesse transitano accanto a noi. Io arrossisco mentre le due si danno di gomito. Insomma, potrei continuare ancora per chissà quanto, ma voglio arrivare al dunque e raccontarvi l'episodio in questione. Eravamo al banco dei surgelati quando la signora esclama: -"Questo frescolino mi ha fatto indurire i capezzoli Hector. Metti la mano e tocca, giusto per curiosità...". Al che rispondo: - "Io fidare, non toccare in pubblico..." ma evidentemente non sono convincente, dato che la mia mano viene presa con la forza e guidata dentro lo scollo della camicetta. "Razzola per benino Hector, muovi quella manina santa... Senti che poppe!". Improvvisamente alle nostre spalle arriva una coppia di gay con un carrello stracolmo di ogni bene. Uno esclama: -"Guarda che carino, non sa resistere alle pulsioni primarie!". E l'altro, con tono femminile, : -"Uh si! Prendiamone uno anche noi in casa... Sono tanto affettuosi questi omìni!" accarezzandosi i capelli mechati e fissandomi la patta con insistenza. Ci allontaniamo velocemente, io sempre con la mano incastrata tra le mammelle della signora, che mi sibila sottovoce: -"Hai visto come sei fortunato, potevi capitare in una famiglia come quella!". Arriviamo davanti alla cassiera che ci guarda imbarazzata e chiede: -"Avete la tessera punti?". Prontamente la signora sfodera un radioso sorriso: -"Si, il mio domestico la sta cercando..." poi perdo i sensi ed altro non so dirvi.

15 gennaio 2008

Al maneggio

La signora Mara, a dispetto del suo peso oversize, è una provetta amazzone. Appassionata di equitazione e cavalli, frequenta un maneggio sulle colline della città dove spesso, in veste di domestico tuttofare, mi trovo ad accompagnarla e seguirla nella sua attività. La aiuto a portare la borsa con i finimenti, le tengo fermo il cavallo mentre lei lo accudisce e sbrigo delle piccole incombenze. Purtroppo, vuoi per l'aria agreste, vuoi per il contatto con la natura o per l'odore di equino, la signora spesso si lascia andare e tenta di possedermi in maniera selvatica, consona al luogo. L'episodio che ora vado a narrare sarebbe dovuto rimanere segreto a causa della vergogna che mi ha provocato, ma ho deciso di raccontarlo lo stesso per farvi capire in che condizioni io, povero Filippino con problemi di permesso di soggiorno, sono costretto a lavorare. In un tardo pomeriggio autunnale la signora Mara era appena smontata dal suo baio preferito e dava evidenti segni di eccitazione: -"Che bestia, bellissima! E poi che potenza nel salto... Un fascio di muscoli sempre pronti allo scatto. Che ne pensi, Hector, dico bene?". Rispondo sottotono per non fomentare eventuali situazioni: -"Io non so signora, io mai guidato cavallo. Ma se lei dice, io credere". E lei: -"Bifolco di un filippino, per i cavalli si dice montare non guidare! Ma tu senti questo! Ancora non ha imparato niente, vero Vargas? Gli insegniamo qualcosa noi adesso...", rivolgendosi al cavallo che prontamente annuisce con aria sorniona. Poi di scatto la signora Mara mi fa inginocchiare e mi costringe in posizione a quattro zampe, mi passa una lunghina attorno al collo e si siede sulla mia schiena. Mi sforzo per reggere il peso mostruoso che mi sovrasta, mentre lei con gli speroni mi trafigge i fianchi incitandomi: -"Ah ah ah fatti domare bel cavallino... Poi ti facciamo castrare così non importunerai più le cavalle!". I cavalli della scuderia erano tutti affacciati ai loro box e, sarà stata una mia impressione, stavano ridendo mostrandomi i loro dentoni gialli. Poi, dopo qualche colpo di frustino, non ancora appagata scende dalla mia groppa e con una spinta mi butta disteso sul pagliericcio, armeggia con i miei pantaloni denudandomi dalla cintola in giù. e con occhio libidinoso si cala i calzoni e si siede sul mio pube depilato (per motivi igienici noi filippini ci depiliamo). "Adesso ti cavalco alla mia maniera, brutto zozzone. Dai, rizza il baccello e trafiggimi. Ooh si, sento muovere qualcosa...". Dopo un pò di sfregamento il mio pisello ha un piccolo moto erettivo sufficiente a soddisfare la donna. "Ah come godo, sono la tua lady Chatterley..." sibila lei, dimenandosi come una lontra in calore. Nel mentre sentiamo la voce dello stalliere marocchino dall'altro capo delle scuderie: -"C'è qualcuno? Chi è che si lamenta?". La signora prontamente si ricompone con ancora la cicalona grondante di umori e si rivolge all'uomo: -"Omar sono io, presto venga che Hector ha bisogno di soccorso...". Tento di alzarmi mettendomi carponi; Omar mi becca a quattro zampe con il posteriore scoperto e mi lancia uno sguardo concupiscente. "Tu no guardare mio culo, tu marocchino io so cosa pensi adesso..." dico, ma la signora Mara interrompe: -"Vado una attimo nella club-house a fare una telefonata. Omar aiuti lei il povero Hector!". E il marocchino malvagio: -"Ci penso io non si preoccupi...". L'ultima immagine che ho davanti agli occhi è la signora Mara che si allontana sghignazzando mentre Omar si cala la lampo della tuta da lavoro. Poi, il buio.

10 gennaio 2008

L'ululato della signora

Nella villa dove presto servizio spesso vengono organizzate cene conviviali con gli amici della signora Mara e del marito. In queste occasioni io devo servire a tavola e non far mancare niente agli ospiti. Purtroppo c'è un momento della serata in cui la signora si eccita al pensiero di essere scoperta in flagrante e, quindi, mi ordina di seguirla costringendomi ad accoppiarmi con lei nei posti più assurdi della casa: sulla tavola da stiro del ripostiglio; nel retro cucina su una balla di patate dolci; sul tappeto persiano dello studio del marito mente il gatto Flick si fa le unghie sulla mia schiena. Sono stanco di questa vita ma è l'unica che ho, non so fare altri lavori ed ho anche problemi con il permesso di soggiorno. L'ultima volta che è accaduto, dopo che gli ospiti si erano accomodati nel salottino d'inverno, la signora Mara ha finto di andare in cucina ad aiutare il cuoco; in realtà mi ha obbligato a seguirla nel capanno degli attrezzi in fondo al giardino. Siamo entrati e subito sono iniziate le richieste: -"Hector, stellina, potresti per cortesia penetrarmi i genitali col tuo batacchio, che vorrei godere?" (quando vuole la signora sa essere gentile...). Nel frattempo si alza la gonna, si cala le mutandone di filanca e mi mostra la passerona nera e pelosa di cui va tanto fiera. "Lo sai Hector che questa vagina è stata una tagliola in gioventù? Ha catturato tantissimi uccelli, una tagliola di carne! Ah ah ah...". Io non so esattamente il significato della parola "tagliola" ma fingo di capire e sorrido, mentre lei continuando la sua risata sguaiata si tocca la vulva freneticamente. "Adesso cerca di inturgidire quel cazzaccio flaccido che hai fra le gambette e scopami velocemente, che poi mi attendono per il Bridge del dopocena". Purtroppo ci sono dei momenti in cui il mio pene non ne vuole sapere di drizzarsi, e questo è uno di quelli. La signora se ne rende conto e, spazientita, si china e me lo prende in bocca iniziando a succhiare a più non posso. Dopo poco, grazie soprattutto alle leggi dell'idraulica, ho raggiunto un buon livello di erezione; lei si distende sul tavolaccio da lavoro del giardiniere divaricando a forbice le gambacce grasse e dicendomi: - "Ora entrami dentro e stantuffami a dovere". Penetro nel pezzo e mi muovo velocemente: - "Ah bravo il mio filippino, più veloce, più veloce...madonna come godo!" guaisce la signora, mentre con la mano si tormenta il clitroide ciltoride grilletto. Arriva velocemente al godimento con un ululato che spero nessuno oda dalla casa. Mentre si ricompone mi ordina di andare a servire i caffé agli ospiti che sono rimasti soli per troppo tempo (mica per colpa mia, penso). Mentre faccio il giro con il vassoio delle tazzine si avvicina il marito della signora, che sottovoce mi chiede: - "Hector, poco fa ho udito in giardino il cane che latrava; potresti controllare se ha cibo ed acqua a sufficienza? E poi sistemati i pantaloni, che hai la patta aperta!". Tra me e me penso che il cane è a posto, forse è la signora che non ha prede a sufficienza per la tagliola!

2 gennaio 2008

Una vacanza al mare

L'estate la passo al mare in Versilia, dove la signora e suo marito hanno una villetta in pineta. La signora Mara è una fanatica dell'abbronzatura e quindi se ne sta ore al sole, come una lucertola. In spiaggia ritrova tutte le amiche che frequenta in città, vicine di ombrellone o di bagno, e quindi si ricrea quel clima conviviale che a lei piace tanto. Un giorno dello scorso luglio, saranno state le tredici circa, la signora mi chiede: - "Hector caro, è ora di pranzo... Ho giusto un certo languorino..." mentre cambia posizione sul lettino e si spruzza un pò di acqua di rose col nebulizzatore. Rispondo pronto: - "Si signora, io avere preparato spumini di salmone, frittatine di scalogno che a lei piace tanto, e poi macedonia con cherry e pinoli". "Ma no, ma dai Hector! Sempre la stessa robaccia!" esclama sorridendo maligna verso la marchesa De Pisis, vicina di ombrellone. "Allora come fare? Io avere cestino con roba pronta in cabina..." mi azzardo a ribattere, ma la marchesa De Pisis mi interrompe subito: -"Non hai capito un cazzo, caro. La Mara vuole che le mangi tu quelle schifezze!". "Ma perché non mi prendi un bel panino con la porchetta?" chiede la signora. E la De Pisis incalza: - "Lungo la passeggiata, quasi al molo, c'è un simpatico porchettaro" con tono perfido da vecchia stronza. Per fortuna la signora Mara ha un moto di compassione verso di me: -"Saranno 3 Km sotto il sole, povero Hector... Meglio di no, ti voglio in forma..." lanciandomi uno sguardo concupiscente ed aggiungendo - "Vieni, andiamo in cabina a vedere cosa mi hai preparato con le tue manine sante". Ci avviamo verso la cabina mentre la De Pisis volgarmente mima un atto sessuale con la mano destra e ride sguaiatamente. Arrivati in cabina la signora Mara mi chiede di passarle un pò di crema idratante sulla schiena; mentre spalmo veloce, lei allunga le mani da dietro e le infila sotto il mio costume - "Forse la mia non è proprio fame di cibo..." e nel frattempo mi trastulla il pisello fino ad ottenere un'erezione soddisfacente. "Ah brutto porcone lo so che hai voglia anche tu, prendimi qui, ora!" e si sposta il costume dal culone grasso e bianco indietreggiando verso di me. Io balbetto: -"Un momento signora, tu avere sbagliato buco..." mentre lei si appoggia la mia cappella sul buco del culo. "Guarda caro che è proprio nel punto giusto... Aiutati con un po di crema e vedi di spingere bene!" mi sibila strizzando il flacone di crema Nivea sul cazzo barzotto. Con un pò di fatica entro nel culone ed inizio a stantuffare. "Aaah siii bravo, inculami come una bestia. Sei un animale!". Mentre la signora mugola e dimena i fianchi qualcuno bussa alla porticina di legno: -"Sono il bagnino, c'è qualcuno che si sente male? Sento dei lamenti... Posso entrare?". "Nooo la prego... E' il mio domestico filippino che si è preso una congestione e adesso si lamenta. Non si preoccupi ci penso io!" si affretta a ribattere la signora mentre si tocca furiosamente la passerona pelosa. Per fortuna viene velocemente strizzandomi gli attributi fra le sue chiappe adipose. Quando finalmente mi libero dalla morsa mi dice: "Ora da bravo vai al bar a prendermi un caffé mentre io scambio due chiacchiere con Rocco". Rocco, che sarebbe il bagnino, è fuori dalla porta che aspetta. Incrocio il suo sguardo e lui, nel suo maledetto dialetto Toscano, mi dice: "O bellino o i'cche t'hai fatto, ti sei sentiho male? Tu sei tutto spettinaho e t'hai anche i'costume sulle ventitrè... Signora, e lo licenzi quest'omo, via, un si po vedere...". Mentre mi allontano penso alle mie belle Filippine ed una lacrima mi solca il volto.