24 novembre 2007

Il clistere della contessa

Una volta ho detto alla signora che noi filippini sappiamo come curare ogni male, e da quel giorno è un continuo chiedere rimedi, anche per le cose più strane. Vi racconto l'ultimo episodio accaduto.
"Hector, mi ha appena chiamata la contessa De Pisis, mia carissima amica, che ha un problemuccio di costipazione... Avrei pensato a te in quanto esperto di metodi naturali". Io, che non avevo ben capito di cosa si trattasse, rispondo poco convinto: - "Se io posso aiutare amica in qualche modo, lei dire..." Detto fatto, la signora mi trascina sulla sua Mercedes e ci rechiamo alla villa della contessa De Pisis. Ci accoglie il marito, un italo-tedesco, tale Gunther qualcosa, che mi squadra da capo a piedi con il suo monocolo da ex-nazista. Veniamo condotti in camera da letto al cospetto della contessa coricata sul letto, una grassona ultrasessantenne dalla faccia malinconica. La signora Mara non perde tempo in preamboli: - "Clotilde cara, ti ho portato il mio fido domestico filippino, un vero mago nel risolvere i problemi di costipazione!". L'amica risponde con un filo di voce: - "Speriamo... sono 18 giorni che non evacuo". Comincio a capire in che situazione mi hanno cacciato. La signora esclama giuliva: - "Adesso il nostro caro Hector va in cucina e prepara uno dei suoi magici enteroclismi filippini". Io la guardo in modo interrogativo, lei si avvicina mi prende per un braccio e mi sibila: - "Cerca di capire Hector, devi farle un clistere... La De Pisis deve andare di corpo... Deve cacare, insomma!". Capisco tutto in un lampo (quando vuole la signora sa essere chiara) e penso che non avrò scelta; mi faccio indicare la cucina dove cerco di improvvisare un miscuglio che abbia l'effetto voluto. Rovistando nei vari armadietti recupero gli ingredienti più disparati che metto a bollire in un pentolone sul gas, nell'ordine: olio di castoro, bicarbonato, camomilla, polvere di micio, pepe di caienna, colla di pesce e ketchup (giusto un tocco di colore). Torno in camera con il pentolone e trovo la signora Mara con una sacca di plastica alla quale è attaccata una lunga cannula: - "Vieni Hector, versa il liquido qui dentro". Eseguo. "Tieni, a te l'onore", aggiunge porgendomi la cannula. Deglutisco guardandola negli occhi, conosco quello sguardo; con le mani spugnate afferro il tubicino di gomma mentre la contessa si inginocchia sul letto offrendomi la vista del suo deretano e squittisce: - "Ah giovanotto qualche anno fa tutti gli uomini avrebbero pagato per farmi mettere in questa posizione. Proceda pure!". Facendomi largo tra i grappoli di emorroidi, penetro la vecchiaccia con tre quarti di tubo. "L'importante è che arrivi fino alle viscere", dice la signora Mara nel frattempo che apre il rubinetto ed il liquido inizia a scorrere nel corpo dell'amica. Nel giro di qualche minuto il pancione della donna è colmato con l'equivalente di una pignatta da minestrone per 12 persone. "Adesso bisogna aspettare che facci effetto... Nel frattempo appropinquiamoci verso la ritirata. Mi dìi una mano giovanotto" chiede la contessa, che quando è sofferente ha la peculiare caratteristica di sbagliare i congiuntivi. Ci avviamo lentamente verso il bagno dove aiuto il donnone a sedersi sul water ma, mentre sto per uscire mi chiede: - "Per gentilezza non se ne vadi, mi tenghi la mano che mi tranquillizza mentre evacuo". Lancio uno sguardo alla signora Mara: - "Certo Hector, vuoi lasciarla sola proprio ora? Fate con comodo, io vado di la a farmi una partita a scopone con il caro Gunther. A dopo!" e se ne va chiudendosi la porta del bagno alle spalle. Dopo poco odo distintamente delle risatine soffocate e dei gridolini provenire dal salotto, e immagino il tipo di scopone a cui stanno giocando. La De Pisis mi stringe la mano con forza crescente, mi guarda con occhi languidi e dice: - "Sento muovere qualcos..." ma non termina la frase. Un boato fragoroso risuona nella tazza del water, rumori sinistri provengono dalla pancia della donna. "Aah oddio... Ohi ohi bene..." mugola in preda a spasmi mentre io cerco di aprire la finestra con la mano libera in quanto l'aria è diventata di colpo irrespirabile. Finalmente espletato il bisogno la De Pisis ringrazia ed anche il marito, che nel frattempo è arrivato in bagno incuriosito dai rumori, si congratula. Per ricordo viene anche scattata una foto del water ricolmo del prodotto che poco prima farciva la nobildonna. I due insistono per volermi ricompensare, ma la signora Mara interviene dicendo: - "Non importa, poi a casa avrà la sua ricompensa... Non dubitate!". Io svengo.

15 novembre 2007

In giro per negozi

Alla signora piace prendermi in luoghi pubblici. E' successo anche ieri, quando l'ho accompagnata in giro per negozi a fare shopping. Abbiamo parcheggiato vicino al centro e poi ci siamo incamminati per vetrine. Dopo un pò lei mi indica un abitino floreale da diciottenne e dice: - "Non trovi che sia adatto a me Hector? Lo voglio provare subito!" fiondandosi all'interno del negozio. Io la seguo di malavoglia perché so come vanno a finire queste cose. La commessa la squadra da capo a piedi e le propone una taglia 56 ma la signora, che insiste di poter entrare dentro una 48 (!), alla fine l'ha vinta e si avvia verso la zona prova con l'abito di 4 taglie meno, mentre la commessa scuote la testa e mi guarda con odio. Ed eccoci al momento che temevo: - "Hector, caro, puoi per cortesia raggiungermi per un aiutino?" flauteggia da dietro la tenda del camerino. Io fisso la commessa con occhio implorante, ho già la fronte imperlata di sudore, ma quella con fare risoluto dice: - "Presto, non sente che la signora la chiama? Vada, vada, svelto!". Deglutisco, entro nel camerino e trovo la signora con il vestito sui fianchi: - "Su non stare li a guardarmi, aiutami con il vestito presto..." dice, afferrandomi le mani spugnate e mettendosele sui glutei. "Io non credo aiutare così..." piagnucolo, ma lei, che è già su di giri, tira fuori una tettona e me la sfrega sulla guancia. Poi, agitando il culone, cerca la patta dei miei pantaloni e tira fuori l'uccello. "Ma cos'è questo mosciume?" mi sibila sottovoce. Io cerco di concentrarmi ed ottengo una mezza erezione, tanto so che a lei basta. "Ah bastardo di un filippino, lo vedi che ti piace? Prendimi qui, lo so che non puoi resistermi!" e schiocca la lingua voltandomi le spalle. Io invece resisterei tanto volentieri ma sono costretto a farlo per non subire i soliti ricatti, allora cerco di sbrigarmi e far durare il tutto il meno possibile. La piego a 90' e in punta di piedi (sono bassino, come tutti i filippini) la penetro da dietro scostando le pieghe della cellulite. Intanto fuori la commessa inizia fare domande: - "Signora come le sta? Tutto bene?". "A pennello grazie... aaah non entri che esco io... fra un attimino...". E io pompo avanti e indietro aspettando che la signora arrivi al culmine del piacere. Ed è infatti questione di poco; la signora viene mascherando gli urletti di piacere con colpi di tosse. "Ma ha bisogno di aiuto? Posso entrare?" incalza la commessa. "No no no... è solo che il mio domestico ha fatto un macello con le sue manine sudaticce...". Si ricompone in fretta, apre la tenda e porge il vestito stropicciato alla donna: - "Vede come lo ha ridotto? Mi dispiace, e comunque non era di mio gusto... il colore poi mi sbatte!". Intanto io chiudo i pantaloni mentre gli altri clienti mi lanciano sguardi di commiserazione. Arrossisco e cerco di balbettare qualcosa. Ci avviamo velocemente verso l'uscita mentre la commessa dice: - "Ma se questo colore la sbatte ne abbiamo altri di colori!". Mentre usciamo odo distintamente un tizio che sussurra alla moglie: - "Non è il colore che la sbatte... te lo dico io che la sbatte qualcun altro!". "Adesso Hector ci cerchiamo un bel paio di stivali, eh?" gorgheggia la signora. Ma questo ve lo racconto un'altra volta.

13 novembre 2007

Viaggio in treno

Capita spesso che la signora Mara vada a fare visita alla sorella, che abita vicino al confine svizzero. Naturalmente io la devo accompagnare nei suoi viaggi in treno, essendo il suo fidato domestico, accudendola in ogni sua necessità. Nell'ultimo viaggio che abbiamo fatto aveva prenotato uno scompartimento, 6 posti tutti per noi, perché a lei piace viaggiare comoda e con riservatezza. Verso la metà del viaggio la signora inizia a smaniare per il caldo e mi manda a prenderle una bibita nella carrozza ristorante. Al mio ritorno la trovo in abiti succinti, distesa sui sedili. "Hector, caro, ti prego versami da bere e chiudi la porta affinché nessuno ci importuni...". Eseguo e poi mi siedo in attesa di ulteriori richieste, che non tardano ad arrivare, come temevo. "Hector, tesoro della signora, mi faresti un massaggino ai piedi?". La mia risposta sarebbe no ma purtroppo, come sempre, devo cedere per evitare pesanti ricatti sul mio permesso di soggiorno. Inizio il massaggio ma veniamo interrotti dal bussare insistente del controllore. Mi affaccio con i biglietti in bocca, l'uomo li punzona e getta lo sguardo all'interno dello scompartimento non senza nascondere un'espressione di disgusto. Rientro veloce e trovo la signora Mara a quattro zampe con le calze calate: - "Scostami le mutande e gustami tutta". Avendo qualche problema con l'Italiano indugio, non capisco esattamente cosa vuole che faccia... "Idiota, devi leccarmi la mufla... possibile che tu non capisca mai? Ma proprio un tonto come te doveva capitarmi? Forza, datti da fare...". Mi accovaccio dietro di lei e con la lingua inizio con delle timide leccatine sui glutei, ma non va bene: - "Vai al sodo, cretino, siamo già a Como e ancora devo godere". Tuffo la faccia fra le pieghe della vagina e muovo la lingua dentro e fuori in attesa che la signora arrivi al culmine del piacere, che non tarda. "Oooh Hector, maledetto bastardo, tu sai cosa mi piace vero? Aaah bene, dai...". Il tono di voce è piuttosto alto e sento delle risate provenire dagli scompartimenti adiacenti. "Signora" dico io "Tu fare piano, gente ascoltare...". "Ma chi se ne frega Hector, aaah aaah" aggiunge lei, e con un colpo di reni si infila mezza della mia faccia dentro la vaginona grondante di umori. Finalmente l'altoparlante annuncia che siamo in arrivo alla stazione di Lugano; la signora si ricompone velocemente mentre io raccolgo la roba, esco nel corridoio e trovo il controllore che mi guarda con commiserazione, mentre altri viaggiatori commentano sottovoce e ridacchiano. Sono rosso come un peperone ed ho il viso imbrattato ed appiccicoso. Scendiamo e troviamo la sorella della signora ad attenderci sulla pensilina: - "Ciao Mara, come stai bene... però quel tuo domestico è veramente sciatto! Ma perché non gli dai un bel calcio in culo e ti prendi un Senegalese?"

7 novembre 2007

Le amiche della signora

Ieri è successo di nuovo. La mia padrona, la signora Mara, ha voluto farmi accoppiare con una sua amica, una marchesa ultrasettantenne incartapecorita. Come se non bastasse è rimasta a guardare per tutta la durata dell'amplesso che, per fortuna mia, è stato breve perché a un certo punto la vecchiaccia ha avuto un disturbo di pancia. I fatti si sono svolti più o meno così: verso le quattro del pomeriggio ho portato il thè alle due signore e, mentre servivo loro le tazze, la mia padrona ha chiesto all'amica: - "Lidia cara, ma non è un gran bel pezzo di marcantonio il nostro Hector?". La signora Lidia ha risposto con voce gracchiante: - "Saranno trentanni che non vedo un uomo, per me sono tutti buoni...". Ed intanto mi spogliava con quei suoi occhietti da furetto malvagio. "Beh, non credo che a lui dispiaccia farti divertire un pò... non è vero Hector caro?" aggiunge la mia padrona. Non so esattamente cosa rispondere, ma vedo che la signora Lidia allarga le gambe sollevandosi la gonna e mostrando un campionario di vene varicose e pelle ricadente. Deglutisco e, come ipnotizzato, fisso i mutandoni bianchi da cui sbucano due gambette secche. La signora Mara aggiunge allora: - "Vedi che non è dispiaciuto affatto?" ed alzandosi in piedi mi mette le mani sulle spalle costringendomi ad inchinarmi davanti alla sua amica che, nel frattempo, si è tolta le mutande ed il pannolone. Mi spinge la testa sulla fica della vecchia e sono costretto a leccarla; tutti quei pelacci grigi mi si spargono in bocca mentre con la lingua mi faccio strada tra le labbra. La padrona deve gradire la scena perché la sento sogghignare, poi mi dice: - "Adesso da bravo la devi trombare come sai fare tu...". Mi alzo in piedi, tiro fuori il cazzo dai pantaloni e me lo meno per farlo indurire. Intanto la vecchiaccia si accomoda di spalle sulla poltrona in modo che possa penetrarla da dietro. Eccomi pronto davanti a quel culo risecchito e cadente, le cingo i fianchi, appoggio la cappella alla fica e spingo. Penetro dentro quasi subito ed inizio ad andare su e giù. "Piano giovanotto che non ho più venti anni!" esclama lei risentita, ed io rallento. Poco dopo però si lamenta e mugola; credevo godesse, e invece chiede di smettere perché tutto il movimento le ha stimolato la pancia e deve andare di corpo. La accompagno in bagno e me ne torno in salotto dove trovo la mia padrona a gambe spalancate che chiede di essere scopata. Finisco in fretta e me torno in cucina. Il cuoco mi guarda e dice: - "Madonna come sei stravolto Hector... Solo per aver servito il thè alle signore?".