29 ottobre 2008

Il nipote

Come avrete letto in qualche racconto precedente la signora Mara ha una sorella che vive in Svizzera e un nipote adolescente, Waldo, che frequenta un collegio a Zurigo. Qualche giorno fa Waldo è stato in vacanza a Firenze ospite della zia, ed io ho dovuto scorrazzarlo in giro per la città. Dovete sapere che il ragazzo è una persona malvagia, egocentrica e antipaticissima con quel suo modo di parlare cantilenante con la erre moscia. "Hector, mio nipote sarà ospite per qualche giorno da noi. Vai a prenderlo all'aeroporto e cerca di soddisfare ogni sua richiesta!" - mi ordina la signora Mara, aggiungendo: "Povero ragazzo è così stressato dallo studio che un pò di distrazione gli farà bene...". Sono agli arrivi internazionali dell'aeroporto; i primi passeggeri del volo da Zurigo arrivano con dei volti scurissimi. Sento che tra loro commentano di un ragazzo che si masturbava tra i sedili dell'aeroplano ma non ci faccio caso più di tanto. Ecco Waldo che mi viene incontro con fare dinoccolato: "Sei tu il cingalese che dovvà favmi da cane da guavdia?". Rispondo con un sorriso di cortesia: "Io no cingalese, io filippino e no cane... Benvenuto Waldo!". E lui: "Cingalesi, filippini, mavocchini siete tutti la stessa vazza. E poi Waldo un cazzo! Tu mi devi chiamave signovino". Resto interdetto dalla sua risposta ma faccio finta di niente: "Lei signorino Waldo ha fatto buon viaggio?". "Che te fvega negvo?" - risponde duro, ma poi aggiunge: "Comunque un volo di mevda... Niente alcolici e hostess bvutte come la fame. Mi sono spavato due pugnette per passave il tempo..." - mostrandomi la mano destra ancora impiastricciata. La giornata scorre in giro per la città fra shopping, ristoranti e musei. Alla sera, mentre riporto il ragazzo verso la villa degli zii, lui mi fa: "Hectov pevché non fai una deviazione vevso le Cascine, ho voglia di castigave qualche tvoia". Non capisco subito cosa vuole, ma dei gesti scurrili intendo che si tratta di qualcosa di perverso. Arriviamo alle Cascine e percorriamo a passo d'uomo il viale principale popolato da una strana fauna. Waldo abbassa il finestrino ed inizia le trattative con una biondona ossigenata con una quinta di seno. Dopo poche parole la donna sale a bordo ed Waldo mi ordina di accostare in una piazzola. Faccio per scendere dall'auto ma il ragazzo mi blocca: "Dove vai stvonzone! Tu stai qui e ci guavdi mentve tvombiamo... Ti piacevà vedvai". I due iniziano a trafficare sul sedile posteriore, ma ad un certo punto Waldo si blocca e, bianco come uno straccio, mi urla: "Imbecille di un filippino hai fatto salive un tvavestito, guavda che cazzo enovme cha ha fva le gambe, povca puttana!". Sono costernato anche se non è affatto mia la colpa. Il travestito si spazientisce e con un vocione profondo dice: "Allora come la mettiamo? Sono qui per lavorare non fatemi perdere tempo... E poi mi avete già pagato..." - e fa frusciare due banconote da 100 franchi svizzeri che Waldo gli aveva allungato. Ho un fremito notando che gli occhi del ragazzo si illuminano, per un momento mi ricordano quelli della zia quando ha qualche idea. "Dai Hectov, fammi vedeve cosa sai fave" - mi esorta Waldo, e il travestito: "Uh si dai, un bel bocconcino di filippino..." - mentre si mena l'arnese di dimensioni davvero antipatiche. "No signorino, io non volere inculare nessuno, io sono a posto grazie" - tento di spiegare, ma ormai è tardi. Mentre Waldo mi immobilizza la donna l'altro uomo il coso mi prende con forza per i fianchi e dice: "Ma infatti tu non devi inculare nessuno, bello! Stasera sarai l'astuccio del mio cazzo!". Poi il buio. La memoria mi torna mentre rientriamo a casa dove la signora Mara ci attende con impazienza: "Hector ma perché siete rientrati così tardi? La cena si sta raffreddando... ". E io: "Fatto giro lungo e panoramico... Adesso però vado un attimo a stendermi perché stanco davvero...". "Non hai la stoffa per reggere il ritmo di un ragazzino" - ride la donna accarezzando Waldo dolcemente mentre io, a gambe larghe, mi avvio verso la mia cameretta dove trascorrerò una nottataccia di incubi.

19 ottobre 2008

Porno amatoriale

Qualche tempo fa la signora Mara ha esordito così: "Hector beato te che sei un poveraccio e non hai niente. Noi ricchi invece ogni giorno dobbiamo inventarci qualcosa per passare il tempo... Sapessi che fatica..." - osservandomi mentre ero intento a potare la siepe del giardino. "Signora perché lei dire così, sua vita ricca di soddisfazioni" - replico nel tentativo di consolarla, ma lei: "E invece mi manca un'esperienza... Non saprei come definirla... Estrema, ecco si estrema! Ne parlavo con la mia cara amica, la contessa Filistrucchi. Assieme a suo marito hanno deciso di girare un porno amatoriale, sai quei filmini osè tanto carini, con le mascherine... C'è una casa di produzione proprio qui a Firenze; vengono a casa con tutto il necessario per produrre il video. Se poi vuoi lo mettono anche in vendita su Internet!". Ancora non avevo capito cosa esattamente avesse in testa, ed infatti replico: "Lei molto disinibita, può fare video con signore suo marito..." - e lei: "Ma cosa dici Hector, lui è troppo perbenista... Poi è sempre in giro per lavoro... Pensavo invece di coinvolgerti, sempre che ti vada...". Dopo una settimana di pesanti minacce e ritorsioni la megera è riuscita a farmi acconsentire mio malgrado. L'appuntamento con la troupe è stato strategicamente fissato per un giovedì pomeriggio, quando il marito della signora va a giocare a golf. La troupe composta da regista, cameraman ed un tecnico delle luci prepara velocemente l'attrezzatura e, nel giro di un'ora, il salotto diventa il set del filmino. La signora ha deciso anche di far partecipare alle riprese un attore professionista, in fondo sono solamente 300 euro in più. Egli sarebbe dovuto intervenire nelle scene più calde, giusto per dare quel tocco di realtà. Si tratta di John 'The drill' Mancuso, un italoamericano in auge negli anni '80 ora rovinato dalla cocaina e dagli eccessi. Si parte con la prima scena, io sono emozionatissimo, la signora è invece molto eccitata. Il regista: "Allora giriamo la fellatio sul divano. Lei signora si sieda, e tu Hector mettiti in piedi davanti a lei... Ciak, azione!". Io non ho capito bene cosa doveva succedere e infatti il regista se ne accorge subito: "Hector devi avvicinarti alla signora e farti succhiare il cazzo.. Scusa John puoi mostrare a questo derelitto come si fa?". Il signor Mancuso, che fino a quel momento era stato in disparte, si avvicina al divano, si spoglia e sfodera un'erezione enorme. Alla signora brillano gli occhi alla vista di quel bastone di carne, e infatti si getta avida su di esso succhiandolo a più non posso. Mancuso mi guarda di sbieco e sibila: "She's a fucking vacuum this lady, oooh yeah...". "Va bene" - grida il regista - "Magari la giriamo dopo questa. Piuttosto facciamo la scena numero 2... Signora apra bene le gambe, e tu Hector un bel respiro, inginocchiati e inizia pure il cunillingus...". "Io non parlare latino, non capire..." - replico abbacchiato. "Macché latino! John please, fagli vedere tu a questo inetto cosa cacchio deve fare!" - urla spazientito il regista. Mancuso si inginocchia davanti alla signora e, prima di affondare la faccia nella sua passerona pelosa, mi guarda divertito e mormora: "You've to act like a damned pussy eater!" - e poi parte con la lingua a mulinello sul grilletto della signora Mara che, di contro, risponde con gemiti e sospiri. "Facciamo allora l'ultima scena" - dice il regista - "Quella in cui Hector prende da dietro la donna e la sbatte ben bene... Hai capito Hector? Devi trombare la signora messa a pecora! E' chiaro o ti faccio uno schemino? La devi pistolare da dietro, o come cazzo dite voi nelle filippine! Pronti... Azione!". Mi avvicino alla signora inginocchiata ed inizio mestamente a sfregare il pisello sulle labbra tumide ma, forse per l'emozione forse perché sono un pò timido, non ho alcuna erezione. A questo punto il regista ha un moto di stizza ed inizia a bestemmiare. Il signor Mancuso si avvicina e con voce vischiosa mi dice: "Do you know what you need now? Just a huge, stiff cock in your ass...". Io non parlo inglese, credo però di capire che voglia mostrarmi cosa fare, come nelle due scene precedenti. Purtroppo non è così! Mi ritrovo a quattro zampe con Mancuso che abusa analmente di me emettendo suoni scurrili e frasi senza senso, tipo: "Aaah what a beatiful philipino, I'd like to fuck you since the first time I've seen you. What a smooth asshole you've! I'm your intruder...". E intanto il regista: "Favoloso, guarda che spontaneità! Bravo Hector, vedi se vuoi sai recitare" - ed io: "Scusi signor 'The drill', io non volere...". E così si chiudono le riprese.
Conclusione: la signora Mara da giorni mi costringe a estenuanti maratone sessuali per farmi dimenticare l'esperienza traumatica; ogni tanto a casa arrivano dei fiori dal signor Mancuso che io rispedisco regolarmente al mittente; sul sito della casa di produzione c'è in vendita un nuovo video dal titolo: 'Le avventure anali di Hector e John' - ovviamente nella sezione gay.

6 ottobre 2008

Il Telepass

Mentre accompagnavo la signora Mara a Roma, in visita ad un'amica, mi sono imbattuto in una brutta avventura, di quelle che capitano solo a me per intendersi. Giungiamo in auto al casello di Roma nord e ci immettiamo nella corsia Telepass, alla guida c'è la signora ed io accanto con in mano il GPS con le indicazioni per raggiungere l'abitazione dell'amica (trattasi della marchesa Cafiera Frattaroli Sbrocca) nel quartiere Monte Mario. Aspettiamo che la sbarra si apra ma ciò non accade per cui, dopo qualche secondo di attesa, la signora preme il tasto di richiesta assistenza. Voce metallica, con accento romano, dal casello : "Dimme dimme... Che cc'è?" - "Non si alza la sbarra, faccia qualcosa per favore!" - risponde la signora. "Ma r'telepasse ce ll'hai? No perchè se nun ce ll'hai nun poi passà...è regolare..." - aggiunge la voce nella colonnina. "Certo che ho il telepass giovanotto, crede forse di avere a che fare con una vecchia rincoglionita? Apra perdio!" - replica stizzita la signora mentre dalle auto in coda si leva un coro di clacson. "Ah 'bbella ripijate, datte na carmata... E quer coso accanto a te che è? Me pare n'babbuino!" - sogghigna la voce. "Guardi, si tratta del mio domestico filippino..." - dice la signora imbarazzata mentre dall'altoparlante si ode un coro di risate sguaiate. Dopo qualche secondo di silenzio: "Signò ce stà n'probbrema cor terminale. Deve da venì qua ar'punto bblu, ma datosi che è pericoloso attraversà la bariera der casello, mannace er'babbu... ehm... er'filippino, che sistemiamo la faccenda di persona...". Avendo notato nella voce dell'addetto un tono sarcastico-sadico che mi faceva temere per la mia incolumità fisica, tergiversavo, ma la signora insisteva: "Allora le mando Hector. Dai scendi, vai-vai, fatti aprire la sbarra. E vai!" - e la voce dal casello: "Ah Ettòrre nun ce fa 'ncazza che qui nun c'avemo tempo da pèrde co li primati. Vie'pò qqua bbello che c'avemo na'banana da datte!". Scendo dalla macchina e mogio-mogio mi avvio verso il punto blu, scavalcando le corsie fra gli impropèri degli altri automobilisti. Entro di corsa nell'ufficio, una squallida stanzetta con dei computer ricavata nel retro dei cessi del casello, e vedo due omaccioni che mi squadrano da capo a piedi. "Hai r'probblema che nun te si arza la sbara? Anvedi quest'amico mio? Lui c'ha r'probblema 'nverzo... A lui la sbara se arza, eccome s'arza..." - mi dice il primo uomo con un sorriso maligno mentre l'altro mi passa dietro ed inizia a toccarmi con insistenza il sedere: "Ora fai il bravo con me. Dopo te ne poi annà cò 'a fracicona che c'hai sur veicolo, artrimenti ti ce mannamo noi..." - mi sibila all'orecchio. "Ma dove voi mandate me?" - chiedo timoroso e riverente stringendo il GPS al petto credendo, ahimé ingenuamente, che mirassero a quello. "Te mannamo a 'fanculo!" - rispondono in coro immobilizzandomi costretto in una posizione contronatura (altresì detta: 'alla pecorona'). Mentre uno dei due fà i suoi porci comodi da tergo (scoprirò poi che trattasi di Spartaco Colluccello, detto Wanda, noto trans della zona Anagnina), l'altro osserva in silenzio schioccando la lingua di tanto in tanto e finalmente, quando tutto sembra finire, si decide a comunicare alla signora: "Ah signò tuttobbene. Je rimannamo 'ndietro er macaco e aprimo la sbara. La società autostrade augura buon viaggio... Sti mortacci!". Risalgo in auto dolorante e pensoso. "Hector, dove hai messo il GPS? Non mi dire che lo hai dimenticato da quei signori gentili? In tal caso te lo detrarrò dal prossimo stipendio, non preoccuparti..." - mi apostrofa la signora. Ma in quel momento non penso ad altro che al fiato puzzolente di morchia di littorina di Wanda.