30 marzo 2008

Una buona Pasqua

A Pasqua ho accompagnato la signora Mara dalla sorella che abita in Svizzera ma, anziché andare in treno come al solito, ha preferito prendere l'auto. Ho subito capito il perché... Per praticare una delle sue attività preferite, ovvero shopping negli autogrill. E da Firenze a Lugano di autogrill se ne incontrano svariati, come potete immaginare. La mattina della partenza era tutta garrula ed eccitata: "Dai Hector, monta in auto che facciamo una bella tirata fino a Sasso Marconi. Poi ci prendiamo un bel caffettino! Eh, che ne dici?". Faccio per sedermi al volante ma lei mi scosta bruscamente: "Ma che fai cretino, lo sai che amo guidare... Siedi dietro!". Obbedisco con un pizzico di terrore perché conosco il suo stile di guida. Arriviamo a Sasso Marconi e subito lei si catapulta all'emporio dell'autogrill, io la seguo con il carrello. "Ah guarda che amore questo orsetto riempito di praline. Lo voglio! Metti nel carrello! Uh il salamino di cervo Maltese... Buono, ne prendo 5. Accidenti, la collezione completa di Fausto Papetti in cassetta...". E così via, per un totale di 340 euro che ho dovuto anticipare io perché lei era momentaneamente sprovvista di contanti. Ripartiamo e mentre lei guida tento di convincerla a non comprare altre cose inutili: "Lei signora spendere troppo" dico. E lei: "Sai Hector, è per compensare la mancanza di affetto... Però ti prometto che alla prossima fermata saprò contenermi, se tu mi aiuterai" mi dice con voce da bambina malvagia. Io deglutisco perché so già cosa ha in mente. E infatti quando ci fermiamo nei pressi di Milano mi trascina nei bagni delle donne per tentare un accoppiamento veloce. Passiamo davanti al banchetto dove siede la custode dei cessi, una grassona butterata di 60 anni intenta a fumare una Nazionale senza filtro, che vedendomi esclama: "Fermo! Gli uomini non possono entrare!", ma subito la signora Mara tira fuori una delle sue mirabolanti scuse: "Oh polentona, non lo vedi che questa è la mia governante Filippina? Si lo so, è un pò mascolina... La natura è stata maligna con lei, ma vogliamo umiliarla ancora? Mica son tutte fighe come te!". La custode mi squadra da capo a piedi e a bruciapelo mi chiede: "E come ti chiameresti, Filippina dei miei coglioni?" - "Ettorina", rispondo con voce in falsetto, anche perché la signora Mara mi sta strizzando le pallette da dietro. Senza farla fiatare di nuovo la signora Mara butta un foglio da 10 euro nel piattino delle offerte e mi trascina di corsa nei bagni. Chiude la porticina si alza la gonna e si cala i mutandoni neri elasticizzati, di filanca presumo: "Adesso ti chini in basso e guardi cosa nascondo qui sotto". Sono costretto ad inginocchiami, lei mi spinge forte la testa sul pubone nero, quasi soffoco. "Muovi quella linguettina, svelto, frullamela dentro!". Mentre le lecco all'impazzata le labbrona turgide, i suoi umori mi colano sul viso, lei agita i fianchi grassi e mi incita. La sento fremere, penso che stia per venire, ma invece molla un sonoro cureggione. "Prosit!" commenta qualcuno fuori dal bagno. Continuo imperterrito pensando che ogni lavoro ha i suoi lati negativi; finalmente viene gemendo come una porcella. Ci ricomponiamo in fretta e usciamo. Di nuovo la custode mi guarda, mi prende per un braccio e poi esclama: "Ho sentito dei gemiti la dentro. Tutto bene?". Imbarazzato volgo lo sguardo alla signora Mara sperando in un suo intervento, ma velocemente si dilegua dicendo che deve fare il pieno alla macchina, ma che io posso rimanere altri cinque minuti a parlare con questa signora che è stata molto gentile. Cerco inutilmente di liberarmi dalla stretta: "Ettorina puzzi di pesce... " dice, mentre annusa il mio viso. "Se non vuoi guai scuci altri euro..." mi sibila. Estraggo di tasca l'ultima banconota che mi era rimasta, 50 euro. Riesco a divincolarmi mentre la custode da dietro grida: "E non farti rivedere, altrimenti assaggerai anche la mia! Ah ah ah...". Salgo al volo in macchina dove mi attende impaziente la signora Mara.: "Ma ti sembra questo il momento di conversare? Ti aspettavo perché non avevo soldi per la benzina e ho detto all'omino della pompa che avresti saldato tu. Vai vai vai, vai a pagare che ti aspetto qui". Mentre mi dirigo verso il distributore due lacrimoni mi solcano il volto, e ripenso alle bellissime Pasque passate a Manila, quando ero ragazzino.

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