31 gennaio 2009

Il fantasma del conte

Poco prima di Natale ho vissuto un'esperienza che mi ha talmente scosso che solo adesso, povero Filippino che non sono altro, trovo il coraggio di scrivere. "Tira fuori l'auto dal garage che andiamo a trovare la contessa Ludmilla Pisapia" - mi trilla in un placido pomeriggio di dicembre la signora Mara. Mentre ci dirigiamo verso la villa della contessa la signora spiega il motivo della visita: "Come ben sai la Pisapia è vedova da svariati anni ed è sempre alla ricerca di volontari per fare delle sedute spiritiche per evocare l'anima del marito". "Ma io no volontario! Io paura di queste cose!" - ribatto con le fauci secche per il terrore, ma lei: "Macché paura, non mi dirai mica che credi a queste baggianate? Andiamo per farle un favore, non aver paura..." - ma io non ero per niente convinto, e di li a poco sapevo che avrei avuto ragione. Dopo averci fatto accomodare in un salottino pieno di specchi quadri e tappeti la contessa Pisapia, una vecchia incartapecorita ingioiellata e improfumata come una madonna Pompeiana, inizia a girare attorno all'argomento con frasi allusive del tipo: "Siamo in 3, il numero perfetto per le sedute..." - oppure - "Avrei proprio voglia di parlare con Astòrre, il mio maritino defunto..." e via discorrendo. Alla fine interviene la signora Mara: "Ah cara Ludmilla se possiamo esserti utili io ed Hector siamo a tua completa disposizione, vero Hector?" - e mi fulmina con uno sguardo severo. "Io veramente ricordare adesso di avere lasciato gas aperto, luce accesa, acqua..." - tento di barare ma le due donne mi trascinano verso un tavolino tondo dove ci sediamo e formiamo una catena stringendoci le mani. "Hector lei conosce le regole, vero?" - mi sibila la vecchiaccia - "Mai, per nessuna ragione, rompere la catena? Capito?". Annuisco in silenzio snocciolando mentalmente tutte le preghiere che conosco. "Ma che fa suda? Ha la mano come un pesce, si controlli perdìo!" - mi rimprovera la donna e subito dopo cade in trance ed inizia a parlare con un vocione da uomo: "Buongiorno sono il conte Astòrre..." . "Come possiamo esserle utili signor conte?" - chiede timorosa la signora Mara mentre mi guarda stupefatta. "Avrei il desiderio di fare all'amore, dopo tanti anni di solitudine..." - comunica il conte sempre tramite la moglie. "Ma come possiamo fare?" - chiede imbarazzata la signora Mara. "In questo momento sono dentro il corpo di mia moglie e quindi se qualcuno se la trom.. ehm copula con lei, è come se si accoppiasse con me..." - risponde il conte. In quel momento mi sono sentito mancare le forze perché ho capito dove si sarebbe andati a parare. "Hector hai sentito" - sussurra severa la signora Mara - "Non vorrai mica indispettire un morto, no? Datti da fare allora, copula con la contessa svelto!". Ormai in questi casi non provo neanche più a recriminare, sarebbe inutile. Mi calo i pantaloni e inizio a sfregare i miei genitali sul sedere della contessa, che nel frattempo si è messa prona sul tavolino tirandosi su il vestaglione di flanella. "Animo giovinotto, mi carichi ben-bene!" - mi esorta il conte col vocione della moglie. Pur essendo a disagio riesco ad ottenere un'erezione e penetro nelle carni vizze della contessa. "Bravo Hector stai andando bene" - mi bisbiglia la signora Mara mentre io mi muovo come un automa. "Energia energia giovinotto che ci siamo quasi... Ah ah aaaah!" - e per il conte (ma penso anche per la contessa) arriva l'acme dell'agognato piacere. Mi sfilo con cautela dalla contessa e ripongo il pene proprio nel momento in cui la donna rinviene e chiede: "Ma cosa è successo, non si è manifestato il mio Astòrre? Che peccato... Sarà colpa di questo cretino qui che ha rotto la catena..." e mi guarda con odio. Adesso, ogni volta che la signora Mara ha qualche voglia da soddisfare, mi fa con voce baritonale: "Uuuh sono Astòrre, ti prego rompi la catena!" - saltandomi addosso e costringendomi a massacranti accoppiamenti.

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