12 febbraio 2009

Un regalo da Amsterdam

Di ritorno da Amsterdam, dove ha passato un fine settimana lungo con alcune amiche, la signora Mara mi ha portato un oggetto che ha acquistato in uno dei tanti sexy shop della città Olandese. Si tratta di un elettrochoc cutaneo. Si, avete letto bene, ora potete anche andare su un altro blog. Ma se siete curiosi di sapere cosa è successo dopo, continuate pure la lettura. "Ciao Hectorino, mi sono tanto divertita a Amsterdam; ho fumato, bevuto e assistito a spogliarelli maschili... Ho visto dei paduli enormi, altro che il tuo cazzetto da Filippino! Comunque ti ho portato un regalino. Ecco, mettilo subito!" - dice la signora Mara porgendomi uno scatolotto nero con un paio di morsetti attaccati a dei fili. "Ma io no capire cosa servire..." - le faccio notare, e lei: "Sei proprio uno stronzone che non ha mai girato il mondo! E' un elettrochoc testicolare comandato via bluetooth. Ovviamente lo comando io dal mio cellulare. L'ultimo grido in fatto di dominazione". Piango e mi dispero ma dopo pochi minuti sono nella mia cameretta, nudo davanti allo specchio, con questo scatolotto che mi penzola dalle palle. La signora molto amorevolmente me lo fissa con dei cerotti ad una gamba e, mentre mi rivesto, mi sibila: "Poi, al momento opportuno, lo aziono..." - e se ne va con un ghigno poco rassicurante sul volto. Dopo qualche ora, mentre sto servendo il thè alla signora e ad un'amica nel salottino d'inverno, la signora prende il suo cellulare dalla borsa e compone un codice. Subito una scarica mi attanaglia i testicoli e si propaga per la spina dorsale. Cado a terra, le due donne ridono e mi prendono in giro: "Cosa fai merdaccia, non riesci a stare in piedi?". Mi chiudo in bagno terrorizzato, mi spoglio cercando di togliere di dosso quel marchingegno malefico. Attraverso la porta la signora mi minaccia: "Hector se lo togli il tuo permesso di soggiorno finisce in pasto al cane, anzi lo arrotolo e te lo ficco su per il culo! Hai capito? Adesso esci altrimenti ti tocca un altro 634" - che sarebbe il codice da comporre sulla tastiera del telefono per generare una scarica. La sera, dopocena, la signora mi chiama in camera sua. Arrivo e la trovo seduta sul bordo del letto a gambe divaricate: "Adesso me la lecchi fino a spellarti la lingua, altrimenti ti riduco le palle come due prugne Sunsweet!" - voi cosa avreste fatto al mio posto? La seduta di leccatura è durata quasi 2 ore, avevo dolore alla mascella e alla lingua, ma almeno ho evitato la folgoratura dello scroto. Ormai ho fatto l'abitudine anche a questa cosa; aspetto che si scarichino le batterie e nel frattempo cerco di non avvicinarmi a persone che usano l'auricolare bluetooth per evitare... spiacevoli interferenze.

31 gennaio 2009

Il fantasma del conte

Poco prima di Natale ho vissuto un'esperienza che mi ha talmente scosso che solo adesso, povero Filippino che non sono altro, trovo il coraggio di scrivere. "Tira fuori l'auto dal garage che andiamo a trovare la contessa Ludmilla Pisapia" - mi trilla in un placido pomeriggio di dicembre la signora Mara. Mentre ci dirigiamo verso la villa della contessa la signora spiega il motivo della visita: "Come ben sai la Pisapia è vedova da svariati anni ed è sempre alla ricerca di volontari per fare delle sedute spiritiche per evocare l'anima del marito". "Ma io no volontario! Io paura di queste cose!" - ribatto con le fauci secche per il terrore, ma lei: "Macché paura, non mi dirai mica che credi a queste baggianate? Andiamo per farle un favore, non aver paura..." - ma io non ero per niente convinto, e di li a poco sapevo che avrei avuto ragione. Dopo averci fatto accomodare in un salottino pieno di specchi quadri e tappeti la contessa Pisapia, una vecchia incartapecorita ingioiellata e improfumata come una madonna Pompeiana, inizia a girare attorno all'argomento con frasi allusive del tipo: "Siamo in 3, il numero perfetto per le sedute..." - oppure - "Avrei proprio voglia di parlare con Astòrre, il mio maritino defunto..." e via discorrendo. Alla fine interviene la signora Mara: "Ah cara Ludmilla se possiamo esserti utili io ed Hector siamo a tua completa disposizione, vero Hector?" - e mi fulmina con uno sguardo severo. "Io veramente ricordare adesso di avere lasciato gas aperto, luce accesa, acqua..." - tento di barare ma le due donne mi trascinano verso un tavolino tondo dove ci sediamo e formiamo una catena stringendoci le mani. "Hector lei conosce le regole, vero?" - mi sibila la vecchiaccia - "Mai, per nessuna ragione, rompere la catena? Capito?". Annuisco in silenzio snocciolando mentalmente tutte le preghiere che conosco. "Ma che fa suda? Ha la mano come un pesce, si controlli perdìo!" - mi rimprovera la donna e subito dopo cade in trance ed inizia a parlare con un vocione da uomo: "Buongiorno sono il conte Astòrre..." . "Come possiamo esserle utili signor conte?" - chiede timorosa la signora Mara mentre mi guarda stupefatta. "Avrei il desiderio di fare all'amore, dopo tanti anni di solitudine..." - comunica il conte sempre tramite la moglie. "Ma come possiamo fare?" - chiede imbarazzata la signora Mara. "In questo momento sono dentro il corpo di mia moglie e quindi se qualcuno se la trom.. ehm copula con lei, è come se si accoppiasse con me..." - risponde il conte. In quel momento mi sono sentito mancare le forze perché ho capito dove si sarebbe andati a parare. "Hector hai sentito" - sussurra severa la signora Mara - "Non vorrai mica indispettire un morto, no? Datti da fare allora, copula con la contessa svelto!". Ormai in questi casi non provo neanche più a recriminare, sarebbe inutile. Mi calo i pantaloni e inizio a sfregare i miei genitali sul sedere della contessa, che nel frattempo si è messa prona sul tavolino tirandosi su il vestaglione di flanella. "Animo giovinotto, mi carichi ben-bene!" - mi esorta il conte col vocione della moglie. Pur essendo a disagio riesco ad ottenere un'erezione e penetro nelle carni vizze della contessa. "Bravo Hector stai andando bene" - mi bisbiglia la signora Mara mentre io mi muovo come un automa. "Energia energia giovinotto che ci siamo quasi... Ah ah aaaah!" - e per il conte (ma penso anche per la contessa) arriva l'acme dell'agognato piacere. Mi sfilo con cautela dalla contessa e ripongo il pene proprio nel momento in cui la donna rinviene e chiede: "Ma cosa è successo, non si è manifestato il mio Astòrre? Che peccato... Sarà colpa di questo cretino qui che ha rotto la catena..." e mi guarda con odio. Adesso, ogni volta che la signora Mara ha qualche voglia da soddisfare, mi fa con voce baritonale: "Uuuh sono Astòrre, ti prego rompi la catena!" - saltandomi addosso e costringendomi a massacranti accoppiamenti.

12 novembre 2008

Chirurgia estetica

Ogni tanto, diciamo un paio di volte l'anno, la signora Mara medita seriamente di sottoporsi a qualche operazione di chirurgia estetica. Ovviamente tutto finisce in un nulla di fatto, ma io devo comunque sopportare per qualche giorno le sue continue lamentele e rassicurarla sul suo fascino. "Hectorino caro" - mi fa con voce mogia - "Ma secondo te ho il culo cadente? Dimmi la verità ti prego...". Alzo lo sguardo dal mucchio di patate che sto pelando per la cena e subito rispondo: "Ma lei signora sempre in forma per avere l'età che ha, essere ancora tonica". E qui iniziano subito i primi problemi: "Fammi capire bene Hector, con 'ancora tonica' vuoi dire che prima o poi non lo sarò più? Oppure rimarchi che, data la mia età, non posso chiedere di meglio?". Sudo freddo e per poco non mi affetto un dito: "Io non capire sfumatura di lingua italiana... Io significare che lei non ha sedere troppo floscio". "Allora è un pò floscio ma non troppo? E poi scusa sai, ma la parola sedere è proprio desueta! Io ho detto culo perché lo intendo come strumento seduttivo e non come parte anatomica" - ribatte, e poi aggiunge: "Tocca tocca, senti che marmo di Carrara" - io tergiverso, e lei stizzita: "Palpami il culo perdio! Ora!". Allungo la manina sulle chiappone e ne saggio la consistenza. "Ma il signore suo marito cosa pensare?" - azzardo, e lei: "Ma quello non mi tocca neanche con la canna da pesca! Altrimenti perché sarei così depressa? Eh? Dimmelo..." - e mi si avvicina sbattendo le palpebre ripetutamente come un'attrice degli anni '20. "E vogliamo parlare del davanzale?" - mi domanda a bruciapelo. "Io pulito tutte finestre la settimana scorsa" - mi difendo subito, ma come al solito non ho compreso la sfumatura di lingua: "Cosa c'entrano le finestre? Aaah il davanzale! Non hai capito un cazzo, come sempre. Intendevo il seno, le mammelle! Guarda il decollete e dimmi cosa vedi". Annaspo per la cucina aprendo i vari sportelli in cerca di questo fantomatico decollete, ma la signora mi attira a se con forza ficcandomi la testa fra le poppe. "Mannaggia a me che ti ho assunto! Vedi come sono cadenti? Devo tirarle su, ho bisogno di un lifting...". A mala pena riemergo paonazzo da quel mare di ciccia, ma non è finita. "Le cosce avrebbero bisogno di una bella liposuzione per eliminare tutta la buccia di arancia. Senti, tocca, non sono lisce come vorrei" - e mi guida la mano sotto la gonna sfregandosela sulle gambe. "Oooh Hectorino che mano calda hai..." - sibila con espressione da vongola trascinandomi la mano fino all'inguine: "Ti prego possiedimi qui, adesso, sul tavolo ingombro di ortaggi". "Ora io preparare cena per stasera, non potere..." - cerco di spiegare con voce implorante, ma intanto le sue mani hanno già tirato fuori il mio pisello e lo manipolano onde richiamare un filo di sangue nei corpi cavernosi. "Ti prego scopami prima che rientri mio marito, fammi sentire donna nonostante i difetti fisici" - e così dicendo si distende sul tavolo allargando le gambe e mostrandomi la passerona pelosa. La penetro velocemente e mi dimeno dentro di lei rassicurandola: "Lei signora stare tranquilla perchè non avere bisogno di chirurgia estetica, lei a posto così" - queste sono le parole che vuole sentirsi dire, e infatti nel giro di pochi secondi esplode in uno dei suoi rumorosi orgasmi multipli. "Hectorino se non avessi te come farei? Sei tu il mio bisturi estetico!" - mi trilla con aria da gatta e poi aggiunge: "E ora al lavoro che stasera abbiamo 12 persone a cena, l'hai scordato?". Mi rimetto al lavoro a capo chino felice di aver ricostruito l'autostima della signora, in fondo le devo molto, forse tutto.

4 novembre 2008

One fine Sunday in the Chianti Shire

Personalmente sono astemio e questo la signora Mara lo sa benissimo, ma una quindicina di giorni addietro, durante una gita nel Chianti, ha voluto farmi bere per forza, la maledetta! "Bevi Hectorino questo nettare divino" - diceva mezza brilla mentre mi versava in gola bicchierate di novello. "Io problemi, lei sa. Ubriaco presto e poi straparlare di fatti e cose spiacevoli..." - cercavo di spiegarle mentre trangugiavo il liquido rosso, ma lei niente: "Ma cosa vuoi straparlare povera creatura che non sei altro!". Eravamo seduti attorno ad un tavolo, ospiti nella tenuta del marchese Frescoboni, che già conoscete, invitati alla degustazione del 'vino novo' come dicono i Toscani. Erano presenti amici ed amiche della signora Mara e tutti si divertivano a stuzzicarmi con domande maliziose: "Ma le donne filippine sono troie, la danno?" - chiede Mirello Lupis, e subito ribatte la De Pisis: "Ma a lui chi vuoi che gliela dia? Manco l'avrà mai vista! Ah ah ah... Magari è frocio". Mentre parlavo la lingua si scioglieva sempre più e l'alcool mi faceva pian piano perdere il controllo . "Ma com'è loquace oggi il nostro Hector!" - trilla ad un certo punto la signora Mara, aggiungendo con tono canzonatorio: "Quando siamo soli non parla mai con me... Vero tesoro?". "Per forza, avere sempre bocca occupata a leccare sua passera!" - esclamo. Sugli astanti cala un silenzio tombale tra sguardi imbarazzati e risolini soffocati. Tento una spiegazione ma non trovo i termini giusti: "Io non volevo dire che signora Mara costringere me a conigli... a conigli... Come voi dire...". "Pezzo di cretino idiota!" - esclama la signora Mara quasi in lacrime: "Macché conigli, semmai si dice cunilingus, ignorante! Adesso voglio che tu risponda a questa domanda: Ti ho mai chiesto di sottostare alle mie voglie o giacere con me?" - chiede scuotendo la testa come per dire no e guardando gli amici con occhi imploranti. Tento di elaborare la domanda e rispondo: "Io spesso sottostare, ma anche stare sopra per pompare meglio... Giacere si, ma anche in piedi accaduto, come quella volta che...". "Zitto zitto! Ma che dici? Hai bevuto filippino del menga. Ma tu guarda questo..." - mi blocca la signora mettendomi una mano sulla bocca. "Scusatelo ha bevuto troppo. Adesso vai in bagno e cerca di vomitare e rimetterti in sesto, che devi anche guidare" - mi ordina allontanandomi dal tavolo. Mentre mi avvio sento le disperate spiegazioni che la signora dà agli amici e, anche se non le ricordo, mi sembra proprio che riesca ad essere convincente. In bagno riacquisto un pò di lucidità ma mentre sto per uscire qualcuno bussa alla porta: "Sono io Hector, la contessa De Pisis. Fammi entrare che devo ancora ringraziarti per quella volta che mi hai tolto dall'imbarazzo" (si riferiva al clistere che le feci, salvandola da esplosione sicura). Apro e subito mi salta addosso: "Mandrillone filippino. Ho sempre sospettato che ti scopassi la Mara. Ti prego lecca anche me che sono tanto insoddisfatta!" - mi sibila con voce da furetto. "Io non potere. Ora andare a scusarmi da signora Mara per imbarazzo" - spiego, ma lei: "Adesso la Mara è incazzata come una scimmia cappuccina e medita di licenziarti, ma se vuoi posso mettere una parolina buona... A me dà ascolto... Però devi essere carino con me...". Accetto il patto in lacrime maledicendomi per la situazione e, mentre lei si siede sul water alzando la gonna e calandosi i mutandoni, inizio a mulinellare la lingua sulla vulva della vecchiaccia. Adesso dopo quasi tre settimane, la signora Mara si è calmata e mi rivolge di nuovo la parola. Inutile dire che non ha mai smesso di fare certe cose con me...

29 ottobre 2008

Il nipote

Come avrete letto in qualche racconto precedente la signora Mara ha una sorella che vive in Svizzera e un nipote adolescente, Waldo, che frequenta un collegio a Zurigo. Qualche giorno fa Waldo è stato in vacanza a Firenze ospite della zia, ed io ho dovuto scorrazzarlo in giro per la città. Dovete sapere che il ragazzo è una persona malvagia, egocentrica e antipaticissima con quel suo modo di parlare cantilenante con la erre moscia. "Hector, mio nipote sarà ospite per qualche giorno da noi. Vai a prenderlo all'aeroporto e cerca di soddisfare ogni sua richiesta!" - mi ordina la signora Mara, aggiungendo: "Povero ragazzo è così stressato dallo studio che un pò di distrazione gli farà bene...". Sono agli arrivi internazionali dell'aeroporto; i primi passeggeri del volo da Zurigo arrivano con dei volti scurissimi. Sento che tra loro commentano di un ragazzo che si masturbava tra i sedili dell'aeroplano ma non ci faccio caso più di tanto. Ecco Waldo che mi viene incontro con fare dinoccolato: "Sei tu il cingalese che dovvà favmi da cane da guavdia?". Rispondo con un sorriso di cortesia: "Io no cingalese, io filippino e no cane... Benvenuto Waldo!". E lui: "Cingalesi, filippini, mavocchini siete tutti la stessa vazza. E poi Waldo un cazzo! Tu mi devi chiamave signovino". Resto interdetto dalla sua risposta ma faccio finta di niente: "Lei signorino Waldo ha fatto buon viaggio?". "Che te fvega negvo?" - risponde duro, ma poi aggiunge: "Comunque un volo di mevda... Niente alcolici e hostess bvutte come la fame. Mi sono spavato due pugnette per passave il tempo..." - mostrandomi la mano destra ancora impiastricciata. La giornata scorre in giro per la città fra shopping, ristoranti e musei. Alla sera, mentre riporto il ragazzo verso la villa degli zii, lui mi fa: "Hectov pevché non fai una deviazione vevso le Cascine, ho voglia di castigave qualche tvoia". Non capisco subito cosa vuole, ma dei gesti scurrili intendo che si tratta di qualcosa di perverso. Arriviamo alle Cascine e percorriamo a passo d'uomo il viale principale popolato da una strana fauna. Waldo abbassa il finestrino ed inizia le trattative con una biondona ossigenata con una quinta di seno. Dopo poche parole la donna sale a bordo ed Waldo mi ordina di accostare in una piazzola. Faccio per scendere dall'auto ma il ragazzo mi blocca: "Dove vai stvonzone! Tu stai qui e ci guavdi mentve tvombiamo... Ti piacevà vedvai". I due iniziano a trafficare sul sedile posteriore, ma ad un certo punto Waldo si blocca e, bianco come uno straccio, mi urla: "Imbecille di un filippino hai fatto salive un tvavestito, guavda che cazzo enovme cha ha fva le gambe, povca puttana!". Sono costernato anche se non è affatto mia la colpa. Il travestito si spazientisce e con un vocione profondo dice: "Allora come la mettiamo? Sono qui per lavorare non fatemi perdere tempo... E poi mi avete già pagato..." - e fa frusciare due banconote da 100 franchi svizzeri che Waldo gli aveva allungato. Ho un fremito notando che gli occhi del ragazzo si illuminano, per un momento mi ricordano quelli della zia quando ha qualche idea. "Dai Hectov, fammi vedeve cosa sai fave" - mi esorta Waldo, e il travestito: "Uh si dai, un bel bocconcino di filippino..." - mentre si mena l'arnese di dimensioni davvero antipatiche. "No signorino, io non volere inculare nessuno, io sono a posto grazie" - tento di spiegare, ma ormai è tardi. Mentre Waldo mi immobilizza la donna l'altro uomo il coso mi prende con forza per i fianchi e dice: "Ma infatti tu non devi inculare nessuno, bello! Stasera sarai l'astuccio del mio cazzo!". Poi il buio. La memoria mi torna mentre rientriamo a casa dove la signora Mara ci attende con impazienza: "Hector ma perché siete rientrati così tardi? La cena si sta raffreddando... ". E io: "Fatto giro lungo e panoramico... Adesso però vado un attimo a stendermi perché stanco davvero...". "Non hai la stoffa per reggere il ritmo di un ragazzino" - ride la donna accarezzando Waldo dolcemente mentre io, a gambe larghe, mi avvio verso la mia cameretta dove trascorrerò una nottataccia di incubi.

19 ottobre 2008

Porno amatoriale

Qualche tempo fa la signora Mara ha esordito così: "Hector beato te che sei un poveraccio e non hai niente. Noi ricchi invece ogni giorno dobbiamo inventarci qualcosa per passare il tempo... Sapessi che fatica..." - osservandomi mentre ero intento a potare la siepe del giardino. "Signora perché lei dire così, sua vita ricca di soddisfazioni" - replico nel tentativo di consolarla, ma lei: "E invece mi manca un'esperienza... Non saprei come definirla... Estrema, ecco si estrema! Ne parlavo con la mia cara amica, la contessa Filistrucchi. Assieme a suo marito hanno deciso di girare un porno amatoriale, sai quei filmini osè tanto carini, con le mascherine... C'è una casa di produzione proprio qui a Firenze; vengono a casa con tutto il necessario per produrre il video. Se poi vuoi lo mettono anche in vendita su Internet!". Ancora non avevo capito cosa esattamente avesse in testa, ed infatti replico: "Lei molto disinibita, può fare video con signore suo marito..." - e lei: "Ma cosa dici Hector, lui è troppo perbenista... Poi è sempre in giro per lavoro... Pensavo invece di coinvolgerti, sempre che ti vada...". Dopo una settimana di pesanti minacce e ritorsioni la megera è riuscita a farmi acconsentire mio malgrado. L'appuntamento con la troupe è stato strategicamente fissato per un giovedì pomeriggio, quando il marito della signora va a giocare a golf. La troupe composta da regista, cameraman ed un tecnico delle luci prepara velocemente l'attrezzatura e, nel giro di un'ora, il salotto diventa il set del filmino. La signora ha deciso anche di far partecipare alle riprese un attore professionista, in fondo sono solamente 300 euro in più. Egli sarebbe dovuto intervenire nelle scene più calde, giusto per dare quel tocco di realtà. Si tratta di John 'The drill' Mancuso, un italoamericano in auge negli anni '80 ora rovinato dalla cocaina e dagli eccessi. Si parte con la prima scena, io sono emozionatissimo, la signora è invece molto eccitata. Il regista: "Allora giriamo la fellatio sul divano. Lei signora si sieda, e tu Hector mettiti in piedi davanti a lei... Ciak, azione!". Io non ho capito bene cosa doveva succedere e infatti il regista se ne accorge subito: "Hector devi avvicinarti alla signora e farti succhiare il cazzo.. Scusa John puoi mostrare a questo derelitto come si fa?". Il signor Mancuso, che fino a quel momento era stato in disparte, si avvicina al divano, si spoglia e sfodera un'erezione enorme. Alla signora brillano gli occhi alla vista di quel bastone di carne, e infatti si getta avida su di esso succhiandolo a più non posso. Mancuso mi guarda di sbieco e sibila: "She's a fucking vacuum this lady, oooh yeah...". "Va bene" - grida il regista - "Magari la giriamo dopo questa. Piuttosto facciamo la scena numero 2... Signora apra bene le gambe, e tu Hector un bel respiro, inginocchiati e inizia pure il cunillingus...". "Io non parlare latino, non capire..." - replico abbacchiato. "Macché latino! John please, fagli vedere tu a questo inetto cosa cacchio deve fare!" - urla spazientito il regista. Mancuso si inginocchia davanti alla signora e, prima di affondare la faccia nella sua passerona pelosa, mi guarda divertito e mormora: "You've to act like a damned pussy eater!" - e poi parte con la lingua a mulinello sul grilletto della signora Mara che, di contro, risponde con gemiti e sospiri. "Facciamo allora l'ultima scena" - dice il regista - "Quella in cui Hector prende da dietro la donna e la sbatte ben bene... Hai capito Hector? Devi trombare la signora messa a pecora! E' chiaro o ti faccio uno schemino? La devi pistolare da dietro, o come cazzo dite voi nelle filippine! Pronti... Azione!". Mi avvicino alla signora inginocchiata ed inizio mestamente a sfregare il pisello sulle labbra tumide ma, forse per l'emozione forse perché sono un pò timido, non ho alcuna erezione. A questo punto il regista ha un moto di stizza ed inizia a bestemmiare. Il signor Mancuso si avvicina e con voce vischiosa mi dice: "Do you know what you need now? Just a huge, stiff cock in your ass...". Io non parlo inglese, credo però di capire che voglia mostrarmi cosa fare, come nelle due scene precedenti. Purtroppo non è così! Mi ritrovo a quattro zampe con Mancuso che abusa analmente di me emettendo suoni scurrili e frasi senza senso, tipo: "Aaah what a beatiful philipino, I'd like to fuck you since the first time I've seen you. What a smooth asshole you've! I'm your intruder...". E intanto il regista: "Favoloso, guarda che spontaneità! Bravo Hector, vedi se vuoi sai recitare" - ed io: "Scusi signor 'The drill', io non volere...". E così si chiudono le riprese.
Conclusione: la signora Mara da giorni mi costringe a estenuanti maratone sessuali per farmi dimenticare l'esperienza traumatica; ogni tanto a casa arrivano dei fiori dal signor Mancuso che io rispedisco regolarmente al mittente; sul sito della casa di produzione c'è in vendita un nuovo video dal titolo: 'Le avventure anali di Hector e John' - ovviamente nella sezione gay.

6 ottobre 2008

Il Telepass

Mentre accompagnavo la signora Mara a Roma, in visita ad un'amica, mi sono imbattuto in una brutta avventura, di quelle che capitano solo a me per intendersi. Giungiamo in auto al casello di Roma nord e ci immettiamo nella corsia Telepass, alla guida c'è la signora ed io accanto con in mano il GPS con le indicazioni per raggiungere l'abitazione dell'amica (trattasi della marchesa Cafiera Frattaroli Sbrocca) nel quartiere Monte Mario. Aspettiamo che la sbarra si apra ma ciò non accade per cui, dopo qualche secondo di attesa, la signora preme il tasto di richiesta assistenza. Voce metallica, con accento romano, dal casello : "Dimme dimme... Che cc'è?" - "Non si alza la sbarra, faccia qualcosa per favore!" - risponde la signora. "Ma r'telepasse ce ll'hai? No perchè se nun ce ll'hai nun poi passà...è regolare..." - aggiunge la voce nella colonnina. "Certo che ho il telepass giovanotto, crede forse di avere a che fare con una vecchia rincoglionita? Apra perdio!" - replica stizzita la signora mentre dalle auto in coda si leva un coro di clacson. "Ah 'bbella ripijate, datte na carmata... E quer coso accanto a te che è? Me pare n'babbuino!" - sogghigna la voce. "Guardi, si tratta del mio domestico filippino..." - dice la signora imbarazzata mentre dall'altoparlante si ode un coro di risate sguaiate. Dopo qualche secondo di silenzio: "Signò ce stà n'probbrema cor terminale. Deve da venì qua ar'punto bblu, ma datosi che è pericoloso attraversà la bariera der casello, mannace er'babbu... ehm... er'filippino, che sistemiamo la faccenda di persona...". Avendo notato nella voce dell'addetto un tono sarcastico-sadico che mi faceva temere per la mia incolumità fisica, tergiversavo, ma la signora insisteva: "Allora le mando Hector. Dai scendi, vai-vai, fatti aprire la sbarra. E vai!" - e la voce dal casello: "Ah Ettòrre nun ce fa 'ncazza che qui nun c'avemo tempo da pèrde co li primati. Vie'pò qqua bbello che c'avemo na'banana da datte!". Scendo dalla macchina e mogio-mogio mi avvio verso il punto blu, scavalcando le corsie fra gli impropèri degli altri automobilisti. Entro di corsa nell'ufficio, una squallida stanzetta con dei computer ricavata nel retro dei cessi del casello, e vedo due omaccioni che mi squadrano da capo a piedi. "Hai r'probblema che nun te si arza la sbara? Anvedi quest'amico mio? Lui c'ha r'probblema 'nverzo... A lui la sbara se arza, eccome s'arza..." - mi dice il primo uomo con un sorriso maligno mentre l'altro mi passa dietro ed inizia a toccarmi con insistenza il sedere: "Ora fai il bravo con me. Dopo te ne poi annà cò 'a fracicona che c'hai sur veicolo, artrimenti ti ce mannamo noi..." - mi sibila all'orecchio. "Ma dove voi mandate me?" - chiedo timoroso e riverente stringendo il GPS al petto credendo, ahimé ingenuamente, che mirassero a quello. "Te mannamo a 'fanculo!" - rispondono in coro immobilizzandomi costretto in una posizione contronatura (altresì detta: 'alla pecorona'). Mentre uno dei due fà i suoi porci comodi da tergo (scoprirò poi che trattasi di Spartaco Colluccello, detto Wanda, noto trans della zona Anagnina), l'altro osserva in silenzio schioccando la lingua di tanto in tanto e finalmente, quando tutto sembra finire, si decide a comunicare alla signora: "Ah signò tuttobbene. Je rimannamo 'ndietro er macaco e aprimo la sbara. La società autostrade augura buon viaggio... Sti mortacci!". Risalgo in auto dolorante e pensoso. "Hector, dove hai messo il GPS? Non mi dire che lo hai dimenticato da quei signori gentili? In tal caso te lo detrarrò dal prossimo stipendio, non preoccuparti..." - mi apostrofa la signora. Ma in quel momento non penso ad altro che al fiato puzzolente di morchia di littorina di Wanda.